I – lui
anche non volendo riesco a seguire il discorso che sta facendo, al telefono con una sua amica, nell’altra stanza. il tono di voce è alto, gli argomenti scherzosi. mi tocca alzare un po’ il volume della tv, perchè faccio fatica a seguire il dibattito che stavo guardando.
improvvisamente non la sento più. o meglio sento che sta ancora parlando, ma il tono si è abbassato di molto.
“come mai ora parla piano? di che starà parlando?” mi chiedo fra me e me.
II – lui
azzero la tv. tendo l’orecchio. le parole non riesco a coglierle. il tono però è cospirativo, è evidente che non vuole più farsi sentire. non credo che sia solo perchè si è accorta che prima parlava troppo ad alta voce. è proprio il modo di esprimersi che è mutato.
mi avvicino. sono curioso. mi posiziono subito dietro la porta e mi concentro per cogliere ogni singola parola.
III – lui
sento poco, ma quel poco mi basta. sento parole come “sì, la sua fama è meritata.”, “forse meno grosso del suo, ma più lungo”, “lo sa usare, lo sa usare”, “la prima nel bagno del bar”, “un pompino”, “poi mi ha chiesto di andare da lui”, “no, non glielo ho detto, è per questo che parlo piano”, “dovresti vedere la sua camera come è”, “chissà quante ce ne porta”, “se vuoi mi ha chiesto se ho una amica”, “sì, sì in tre”, “be’, lui è molto sullo stile io sono il maschio dominante e tu sei la mia puttana e fai quello che voglio io.”, “eh sì, però ci sa fare.”, “eh sì, tutto, tutto. non ammetteva rifiuti e poi… io mica dicevo di no.”, “mi fa ancora un po’ male, infatti stasera spero che lui non voglia fare nulla, altrimenti devo inventarmi qualche scusa.”, “ehehe, sì, non ci crederà mai.”, “domani. mi chiama quando è libero e poi ci vediamo.”
IV – lui
ho il cazzo in mano. me lo sto menando. la mia ragazza è una zoccola. potrà inventarsi le scuse che vuole ma stasera me la trombo in tutti e tre i buchi.
chi cazzo sarà questo di cui parla?
più lungo del mio ha detto. il fascino sottile dell’umiliazione.