Il giorno libero

Era un gioco, una fantasia. L’avevamo costruita pian piano durante i nostri amplessi confessandoci nelle orecchie le situazioni che più ci eccitavano e unendo le nostre perversioni eravamo giunti a fissare una serie di condizioni per realizzare ciò che avrebbe eccitato entrambi.

Una vacanza sulla costa croata, per i dieci anni del nostro matrimonio, era l’occasione giusta per sperimentare. Alloggiavamo in un villaggio per nudisti e giorno dopo giorno l’atmosfera si era fatta sempre più elettrica in attesa di trovare il coraggio di farlo.

“Domani?” mi aveva chiesto una delle ultime sere mia moglie ed io avevo annuito.

Il giorno dopo, di prima mattina, io avevo riempito uno zaino ed ero salito in auto. Avevo lasciato il villaggio e avevo guidato per una ventina di chilometri lungo la costa. Mi ero fermato avevo trovato una stanza per alloggiare ed avevo passato la giornata in una spiaggia in solitaria.

La sera avevo vagato per il lungomare della piccola cittadina, fermandomi a bere nei bar e cercando qualche donna che fosse disposta a farmi compagnia.

Dopo poche ore, nella mia stanzetta che dava sul porticciolo, Jelena inarcava la schiena mentre io affondavo nelle sue terga. Aveva poco più di vent’anni e un corpo che sapeva resuscitare il mio cazzo numerose volte in una notte.

Il mattino dopo mi alzai tardi. Pranzai in una taverna servito da una procace cameriera e poi ripresi l’auto per tornare al villaggio.

Trovai mia moglie stesa al sole, col suo corpo dall’abbronzatura ormai totalmente uniforme. Non ci dicemmo nulla. Era come se quelle 24 ore a distanza non fossero mai esistite, un buco temporale.

Alla sera, prima di andare a cena, entrai con lei nella doccia e facemmo a lungo l’amore. Scivolai in lei e ci restai a lungo mentre le nostre bocche non si staccavano l’una dall’altra.

La vidi un po’ triste e malinconica il giorno dopo, quando dovemmo ripartire per tornare in Italia.

“L’anno prossimo rifacciamo una vacanza così.” mi disse ed io approvai la proposta.

Tornati a casa fummo travolti dalla quotidianità ed io inoltre dovetti aspettare di trovare il momento giusto, con mia moglie fuori casa per un tempo sufficientemente lungo, per controllare una cosa che avevo fatto a sua insaputa.

Quella penultima sera di vacanza, infatti, avevo tradito la fiducia di mia moglie, ma non andando a letto con un’altra ragazza, quello faceva parte dei patti, quel giorno avremmo potuto fare ciascuno quello che volevamo, eravamo liberi entrambi. Un giorno di totale libertà, all’insaputa dell’altro.

Io però non avevo resistito. Ci avevo pensato a lungo e la cosa mi eccitava troppo per rinunciarvi e per non rischiare. Avevo così acquistato una piccola videocamera e l’avevo nascosta, prima di lasciare sola mia moglie, nella nostra stanza in modo che avrebbe ripreso tutto quello che vi accadeva.

Mi ero convinto a farlo anche perché sapevo che questo non l’avrebbe danneggiata. Il vederla con un altro l’avrebbe soltanto fatta apparire ai miei occhi ancora più desiderabile. Le mie fantasie cuckold necessitavano anche di una prova visiva. Volevo vederla insieme ad un altro, non solo immaginarla. Lei non avrebbe voluto, lo avevo capito mentre condividevamo le nostre fantasie, ma io non glielo avrei mai detto.

Nervosamente, dunque, tirai fuori la microcamera e la collegai al computer, per esaminare finalmente ciò che aveva ripreso. Era fatta in modo che si attivasse quando rilevava qualche movimento per cui per lunghi tratti della giornata era rimasta spenta.

Nella prima parte del filmato si vedeva mia moglie che si rigirava nuda nel letto, dopo la mia partenza. La vidi che si masturbava. Sapevo che lo faceva ma non pensavo per così a lungo come quella mattina.

Poi per tutta la giornata la videocamera non riprese quasi nulla, mia moglie doveva aver passato la giornata in spiaggia, probabilmente alla ricerca di un uomo con cui passare la notte. Non sapevo se lo avesse già individuato i giorni prima in previsione della nostra fantasie, ma immaginavo di sì, che avesse già adocchiato qualche bel giovane.

La vidi che si preparava per la cena, vestendosi molto sexy e apparentemente senza indossare intimo sotto il vestito leggero.

Poi la telecamera si riaccese verso sera tardi. La stanza era in penombra ma anche in scarse condizioni di luce il dispositivo si era comportato bene.

Io ero sicuro che mia moglie avesse rimorchiato qualche bel ragazzo, uno sui vent’anni, magari un po’ palestrato, in pratica l’equivalente maschile di Jelena, come avevo fatto io. Era così che mi descriveva il suo uomo ideale durante le nostre fantasie.

Ma scoprii che, forse, su quello mi aveva mentito.

Ciò che vidi mi sorprese non poco.

Nell’inquadratura entrarono mia moglie, apparentemente un po’ alticcia per come si muoveva, e non uno ma ben due uomini.

E, non solo, ma questi due uomini sembravano tutt’altro che belli e giovani. A giudicare dalle immagini avevano circa una ventina d’anni più di noi, cioè almeno sui 50 forse 60. Inoltre non erano certo in forma, anzi piuttosto sovrappeso entrambi.

Mi stupii fortemente questa sua scelta. Per un attimo ebbi il timore che loro l’avessero costretta e forzata, trovandola sola, ma dal comportamento di lei questa paura svanì subito. Lei, infatti, li aveva fatti sedere sul letto ed aveva poi improvvisato un sensuale spogliarello per loro, che si erano invece spogliati velocemente ed avevano iniziato a menarsi i cazzi guardandola.

Mia moglie conserva un ottimo fisico, sembra anche più giovane della sua età, e vederla in contrasto con quei due corpi sformati mi turbò, ma non nella maniera in cui mi sarei aspettato.

Vederla così, come se fosse una vera puttana in compagnia di due clienti facoltosi, mi eccitò ancora di più. E forse era la stessa cosa che aveva eccitato anche lei perché ad osservarne le gesta si comportò proprio come un troia, senza risparmiarsi e concedendosi ripetutamente e con molto coinvolgimento.

Lei sotto quei due corpi, a volte anche presa da entrambi nello stesso momento, lei che in modo palese non negava nessuno dei suoi pertugi agli instancabili cazzi, forse imbottiti di viagra per la resistenza che dimostravano. Lei inginocchiata fra loro, con i loro sessi in mano e in bocca oppure impegnata a leccarli entrambi fra le chiappe.

I due sessi degli uomini erano forse l’unica cosa degna di nota, forse addirittura un ulteriore motivo per cui mia moglie aveva scelto quei due. Infatti erano entrambi notevoli in dimensioni e in durezza.

Non avevo mai visto godere in quel modo mia moglie. Con me era diversa, non poteva che esserlo anche solo perché mai con me era stata in compagnia di due uomini. E poi si notava come agisse in maniera libera, senza nessun condizionamento, lasciando sfogare completamente la troia che era in lei. Loro due, poi, avevano certamente contribuito, dimostrando di essere due grandissimi maiali, molto bravi nel trattarla da cagna.

In fondo anche io, con Jelena, mi ero sentito diverso, più porco e con meno scrupoli nel chiedere pratiche perverse. Allo stesso modo mia moglie era stata così con i suoi due cavalieri. Era anche per questo che questa fantasia ci aveva attirato, per questo avevamo voluto realizzarla.

Fui sconvolto dalla visione del filmato. Non avevo previsto che sarei potuto esserlo fino a quel punto. Ero tremendamente eccitato e attratto da mia moglie, ma allo stesso tempo quasi spaventato dalla scoperta che il suo lato perverso era ancora più profondo di quello che io sapevo e dal fatto che lei non me lo aveva confessato del tutto.

Lo guardai e riguardai più e più volte nelle settimane successive, imparandolo quasi a memoria e rivivendolo nella mia mente mentre la scopavo con foga e con una eccitazione superiore al solito.

Non sapevo cosa fare. Avrei voluto parlarne con lei, volevo sentire dalla sua voce la descrizione di ciò che aveva provato, di cosa aveva significato per lei, però avevo paura che si arrabbiasse per questa mia intrusione nella sua privacy.

E così sono andato avanti per mesi, senza fare niente, bloccato dal dubbio, fino al primo giorno di una nuova vacanza, di nuovo nella stessa località. Provai a tirare fuori il discorso:

“Ti ricordi quel giorno, l’anno scorso? Il nostro giorno libero?”

“Sì.”

“Ecco, non credi che sarebbe il momento di dirci quello che abbiamo fatto?”

“Non eravamo d’accordo così.” rispose lei brusca, sulla difensiva.

“Ma io vorrei saperlo, e ti assicuro che non cambierebbe niente per me.”

“Io invece non voglio sapere quale troietta ti sei scopato quella sera.”

“Io però muoio dalla curiosità.”

Rimase a fissarmi con aria dubbiosa e diffidente. Poi si convinse e mi raccontò tutto. Solo che mi raccontò solo bugie. Mi parlò di un ragazzo giovane che aveva conosciuto in spiaggia, di una normale scopata.

Durante il racconto mia moglie mi segò il cazzo trovandomi super eccitato e credendo che lo fossi per la sua storia. Ma non era esattamente così. La cosa che più mi eccitò fu che mi stesse mentendo, che stesse ancora nascondendo quanto fosse stata troia con quei due uomini dall’aspetto sgradevole. Evidentemente la cosa doveva turbarla particolarmente, si sentiva così sporca che non aveva il coraggio di rivelarmela.

L’effetto che ottenni su di lei grazie al ricordo di quegli avvenimenti fu che il giorno dopo mi propose di rifarlo. Di prenderci di nuovo un giorno libero dalla nostra unione, anzi magari anche qualche giorno in più, se entrambi ci trovavamo bene. Aderii con entusiasmo alla sua proposta, ma anche quella volta avevo in mente qualcosa di un po’ diverso.

La accompagnai nel paese vicino al villaggio perché voleva stare lei fuori mentre io sarei rimasto al villaggio. La lasciai di fronte ad un piccolo hotel dove entrò per prendere una stanza. Mi mandò un messaggio per dirmi che era tutto ok e che ci saremmo risentiti nei giorni successivi. A quel punto io sarei dovuto tornare al villaggio ma invece parcheggiai l’auto in una via laterale e mi nascosi in modo da avere la visuale sull’uscita dell’hotel. Intendevo pedinarla, per vedere cosa avrebbe fatto.

La vidi che si sedeva al tavolino di un bar sul porto. Sembrava molto impegnata a scriversi con qualcuno sul cellulare e non sembrava invece guardarsi attorno alla ricerca di un uomo.  Poi mise in borsetta il telefono e cominciò a fissare la strada, come se aspettasse l’arrivo di qualcuno. Improvvisamente si alzò ed andò verso una grossa auto che si era fermata poco lontano. Il finestrino lato passeggero si abbassò e lei si chinò per guardare dentro. Mi ricordò la scena di una prostituta di strada che contrattava la tariffa, ma in realtà lei aprì subito la portiera e salì in auto. Io, seppur eccitato dalla scena, corsi a perdifiato verso dove avevo parcheggiato la mia e mi lanciai in strada seguendo la direzione verso cui era ripartita quella con sopra mia moglie.

Li avevo persi di vista ma poco dopo notai l’auto parcheggiata nel piazzale che dava sul porto turistico. A distanza vidi mia moglie che camminava verso le barche in compagnia di un uomo corpulento. Non potevo esserne sicuro ma poteva sembrare uno dei due del video dell’anno precedente. Possibile che lei fosse rimasta in contatto con loro? Aveva veramente architettato tutto per rivederli? Era davvero rimasta così colpita da quella esperienza?

Una parziale conferma ai miei dubbi venne quando li vidi fermarsi nei pressi di una barca a vela dalla quale uscì un altro uomo, anch’egli col fisico compatibile con quelli del video. Fecero accomodare mia moglie sulla barca e si prepararono per salpare. Io corsi verso una casetta ai bordi del porto dove c’era una insegna di noleggio natanti. Con una certa impazienza riuscii, sborsando una cifra non indifferente ad ottenere di salpare con un piccolo motoscafo guidato da un pilota.

Gli spiegai che volevo avvicinarmi ad una barca, ma non troppo, per poterla spiare da lontano. Gli dissi verso dove avevo visto che si dirigeva. Non la trovammo subito ma poi girando attorno ad un isolotto, giunti in una zona di costa sulla quale non c’era molta urbanizzazione, la vidi affiancata ad un altra barca a vela, un po’ più grande.

Ci fermammo. Eravamo molto lontani ma sulla barca più grande sembravano esserci diverse persone. Chiesi se aveva un binocolo e per fortuna ce l’aveva. Ci scrutai attraverso.

“Oh, cazzo!” esclamai colpito da una visione incredibile.

“Cosa sta succedendo?” mi chiese il pilota del motoscafo che parlava italiano benissimo, un po’ allarmato.

Io non riuscii a rispondergli a voce, ma dopo un po’ gli passai il binocolo.

“Ah, si stanno divertendo, direi.” commentò lui ripassandomi il binocolo.

“Non ci posso credere…” commentai io.

Sulla barca infatti si stava svolgendo una scena che non avrei mai immaginato di poter vedere con protagonista mia moglie. C’erano una decina di persone. Tutti uomini esclusa lei. Erano tutti nudi sul pontile della barca. Lei era a quattro zampe. Un gruppetto stava dietro di lei e si alternava a scoparla. Altri le stavano davanti e approfittavano delle sue mani o della sua bocca.

“Ma stanno girando un film porno? Chi sono? Perché abbiamo seguito quella barca?” mi chiese il pilota.

“Oddio.” dissi distogliendo lo sguardo. In parte non riuscivo a reggere la visione troppo a lungo, anche se poi la curiosità era troppa.

Lui mi strappò di mano il binocolo e guardò. Vide anche lui che qualcuno si era steso sotto mia moglie, che lo cavalcava, mentre non si erano sfoltite le file in attesa di infilarle un cazzo dentro, sia dietro che davanti. Dunque ne stava avendo tre in contemporanea, nei tre buchi.

Aveva ragione. Era un film porno, non poteva essere la realtà, non con protagonista mia moglie.

“Non è un porno…” mormorai. “È mia moglie…”

Dopo quella affermazione lui si zittì. Forse non era sicuro di aver capito, forse non comprendeva la situazione e soprattutto la mia reazione. Forse neanche io la comprendevo del tutto.

Presi il binocolo, guardai qualche minuto poi non ce la feci più.

“Sembrano un branco di lupi. La stanno sbranando. E lei si lascia sbranare.” commentai più con me stesso che col mio vicino.

“Vuole che ci avviciniamo?” mi chiese lui. Io senza pensare annuii.

Quando fummo però a portata di vista senza bisogno di usare cannocchiali, io mi nascosi. Non doveva vedermi.

Il mio pilota si avvicinò sempre di più, scambio un cenno di saluto con qualcuno sull’altra barca.

“Ci si può aggiungere?” chiese e subito dopo lanciò uno sguardo diabolico a me che ero rannicchiato nel piccolo spazio sotto coperta della nostra imbarcazione.

Con abili manovre accosto il nostro piccolo motoscafo alla barca. Gli calarono una scaletta e lui la risalì. Sentii ridere e uno scambio di battute. Le voce erano tutte in italiano, qualcuna con accento straniero.

Sentii degli appellativi rivolti a mia moglie: troia, cagna, mignotta, zoccola…

Passò qualche decina di minuti. Io ero cullato dal lento ondeggiare dell’imbarcazione e dal costante gemere di mia moglie, scopata da quel branco di porci.

Lo aveva cercato. Era evidentemente una sua fantasia. L’aveva costruita sfruttando il nostro “giorno libero”. Da un anno all’altro. Era probabilmente quella cosa che mai mi avrebbe rivelato, la sua fantasia più segreta e perversa. Essere scopata da un gruppo di uomini, in modo animalesco, in una barca in mezzo al mare.

Chissà se sapeva tutto fin dall’inizio e chissà se si accorse che uno di loro si era aggiunto, il pilota della mia barca. Ad un certo punto pensai che forse avrei potuto salire anche io. Lei probabilmente era così sconvolta che neanche si guardava attorno. Avrei potuto unirmi a loro e infilare il cazzo dove già lo avevano infilato tutti loro. Non avrebbero saputo che ero il marito e lei non avrebbe mai saputo che in mezzo al branco c’ero passato anche io.

Sì, avrei potuto. Ma non lo feci anche perché mi ero già sborrato più volte nei pantaloncini e avrei fatto una magra figura rispetto a quegli infoiati.

Nel viaggio di ritorno al porto non scambiai una parola col pilota. Mi aveva appena scopato la moglie e non sapevo cosa dirgli. Lui forse mi considerava troppo sfigato per darmi ulteriore attenzione. Mi fece però un grosso sconto sul prezzo, come ringraziamento.

A sera mia moglie mi mandò un messaggio in cui mi chiedeva di prolungare di un giorno la sua libertà. Non so cosa avrebbe fatto se avessi detto di no, probabilmente nulla di diverso da quello che fece, cioè rimanere altre 24 ore in compagnia di quei maiali infoiati.

Poi tornò, non disse niente e non mi chiese niente. Non mi chiese neanche più di rifare il giorno libero durante le vacanze, gli anni successivi. Evidentemente aveva raggiunto il suo desiderio massimo. Più di quello non poteva ottenere dalla libertà.

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