“Ti va se ci mangiamo qualcosa insieme prima di salutarci?” le chiesi mentre uscivamo dall’hotel visto che si era fatta ora di cena. “C’è una pizzeria qua dietro dove si mangia bene.”
Lei guardò l’ora e si fece pensierosa.
“Ok. Tanto con la mia amica avevo preso appuntamento per dopo cena. Magari le scrivo e le dico dove mi può raggiungere.”
“Ah, ma… la tua amica sa di noi?”
“Sì, sì. È l’unica che lo sa. Non essendo della mia città non ha contatti con nessun altro che mi conosce quindi sono anche tranquilla che non può venire fuori il discorso.”
“Ok.”
Ci recammo nel ristorante che conoscevo e ci accomodammo ad un tavolo. Notai come lei si sedesse con cautela, quasi fosse dolorante.
“Che hai?” le chiesi premuroso.
“Eh, dai, non ci sei andato leggero questo pomeriggio.”
“Ti ho fatto male?”
“No, no. Però la zona diciamo che è piuttosto provata.”
“La zona…?”
“Eddai, su, devo proprio dirlo? Il culo. Ho il culo indolenzito.”
La guardai con un sorriso sornione.
“Che è quella faccia?” mi fece lei con tono scherzosamente arrabbiato. “Sei soddisfatto di avermelo sfondato?”
“Sì.” feci io bullandomi un po’.
“Non fare lo stronzo! Poi un giorno mi spiegherai perché vuoi sempre scoparmi così tanto nel culo.”
“È molto semplice: voglio sempre scoparti nel culo perché…”
Venni interrotto dall’arrivo del cameriere che ci chiedeva se eravamo pronti per ordinare. Entrambi ci chiedemmo se avesse sentito la mia ultima frase, lei infatti la vidi arrossire e nascondersi dietro al menu, rispondendogli nervosamente.
“Dicevamo?” le chiesi appena il cameriere se ne fu andato.
Mi lanciò uno sguardo fulminante.
“Ah, già. Ti stavo spiegando perché amo così tanto sodomizzarti.” continuai. “Mi piace così tanto perché a te piace così tanto.”
“Non è vero!” provò a smentirmi lei senza troppa convinzione.
“Invece sì. È bello proprio per quello. Non ci sarebbe nessun gusto a incularti se non sapessi che tu adori quando lo faccio. Se non sapessi che per te è un gesto trasgressivo e ti piace proprio per quello. E se non sapessi che nonostante ti piaccia così tanto lo fai solo con me.”
“Chi te l’ha detto? Che ne sai che non mi faccio inculare da qualcun altro?”
“Nell’ultimo anno chi è entrato nel tuo culo oltre a me? Tuo marito?”
Si morse un labbro e scosse la testa.
“Però non farmi passare solo a me per una troia viziosa!” ribatté subito, “Sei tu che vuoi sempre sbattermelo nel culo. È a te che piace così tanto, che non sai farne a meno. Io scoperei con te anche se non lo facessi.”
“Beh, certo. Hai un culo che è uno spettacolo e aprirtelo con le mani, leccarne il buchetto con la lingua e poi infilarti dentro il cazzo è una cosa paradisiaca.”
“Perché a voi uomini piace così tanto? Solo perché è più stretto?”
“No. Almeno non per me. Se avessi solo bisogno di qualcosa di stretto potrei chiederti una sega e dirti di stringere la mano. Il motivo è mentale. Come ti dicevo prima: il fatto che tu scegli di farti scopare lì, quando potresti concedermi solo la figa e invece vuoi qualcosa di più, perché ti fa sentire più troia, perché ti vuoi fare sottomettere fino in fondo.”
“È questo dunque. È questione di dominio, di potere. Vuoi possedermi fino in fondo.”
“Sì. E voglio sentire che tu vuoi farti possedere fino in fondo. Da uno che non è neanche tuo marito per di più.”
“Mi fai sentire una troia se dici così.”
“Perché? Non è forse vero che lo sei? Me lo dici sempre mentre ti sodomizzo: ‘sono la tua troia, sfondami, sono una cagna…'” conclusi la frase in falsetto con una scarsa imitazione di una voce femminile.
“Smettila scemo. Le cose che si dicono a letto… rimangono a letto.”
“Ah, quindi non sono vere. Non le devo prendere per buone? Quindi… allora non vuoi che cerco un amico perché vuoi provare a scopare due uomini contemporaneamente?”
“Dai, su…”
“Lo vuoi o non lo vuoi?”
Mi guardò imbronciata. In quel momento arrivò il cameriere a consegnarci le due pizze. Io ricominciai a parlare mentre le appoggiava sulla tavola.
“Allora vuoi che trovi un amico per…” in quel momento mi arrivò sotto la tavola un calcetto sulla tibia, mentre lei mi fulminava con lo sguardo.
Iniziai a ridere. Poco dopo lei perse l’espressione imbronciata e si mise a ridere di gusto anche lei.
“Allora?” le chiesi dopo qualche istante di silenzio dato che avevamo cominciato ad addentare la pizza.
“Sì. Te l’ho detto, voglio provare. Hai già in mente qualcuno?”
Le sorrisi e feci una espressione possibilista con lo sguardo verso l’alto.
“Chi?”
“Uno che lavora da me. Un operaio.”
“Com’è?”
“Come lo vuoi tu. Giovane, bel fisico. Devo solo verificare l’ultimo requisito, sai normalmente non giriamo nudi in azienda.”
Lei mi fece la linguaccia come risposta alla mia battuta.
Mentre ci apprestavamo a terminare la cena la vidi alzare lo sguardo e fare un cenno di saluto verso l’ingresso della pizzeria. Pochi istanti dopo comparve al nostro tavolo la sua amica. Facemmo le presentazioni di rito e lei si sedette con noi, ordinando solo una birra. Poi notai che mi guardava, con aria interrogativa.
“Ma, lui è…” chiese l’amica con lei, con tono conspiratorio.
“Sì, è lui.” confermò lei.
“Ah…” mi esaminò con lo sguardo. “Me lo immaginavo diverso.”
“Perché?” feci io capendo perché di me aveva sentito parlare da lei.
“Lei mi ha parlato di te… e niente, ti immaginavo un po’ diverso…”
“Diverso come?” insistetti io.
“Ma non so… sei un bell’uomo, ma sembri… normale, ecco tutto.”
“Invece nei suoi racconti non sono normale?” chiesi con aria divertita guardando alternativamente l’una e l’altra.
“Uhm… non proprio…”
“Eh, si vede che avrò delle doti nascoste.” scherzai.
L’amica rise. Lei sembrava invece un po’ imbarazzata.
“Comunque scusate se sono piombata così all’improvviso, magari volevate stare ancora un po’ da soli.” disse l’amica.
“No, no, stavamo solo chiacchierando del più e del meno.” si affrettò a tranquillizzarla lei.
“Sì, di sesso anale più che altro.” aggiunsi io beffardo. Lei mi lanciò un’occhiataccia.
“Ah, interessante, e cosa dicevate?” fece l’amica beccandosi anche lei uno sguardo truce.
“Mi chiedeva perché gli uomini, io in particolare, sono sempre interessati a farlo. Risulta anche a te?”
Rivolse lo sguardo in alto, come a rievocare mentalmente tutti i suoi incontri con il sesso maschile.
“Effettivamente sì. Qualcuno solo dopo aver preso confidenza e qualcuno subito, ma prima o poi credo che tutti gli uomini che ho avuto me l’abbiano chiesto.”
“Non mi stupisce, avendoti vista arrivare. E tu glielo hai concesso? Scusa se mi permetto.”
“Ah, prego. Tanto siamo tra semi sconosciuti quindi ci possiamo confidare le peggio cose.” scherzò l’amica, “Uhm, direi che i fortunati sono stati pochi.”
“Quelli con cui hai avuto relazioni più lunghe?”
“Mh… no, non direi. Anzi.”
“Come mai?” chiesi incuriosito.
“Credo perché chi aveva l’ardire di chiedermelo la prima sera appariva anche più deciso e sicuro di sé, e non c’è niente di peggio di uno indeciso e impacciato che prova a entrarti nel culo.”
“Sono d’accordo. E come facevi a sapere che invece quelli che apparivano sicuri non fossero solo degli sbruffoni. Poteva essere ancora peggio uno così, no?”
“Sì. Hai ragione. Ma c’è un trucco per capire chi hai di fronte.”
“E qual è questo trucco?”
“Chiedergli se sarebbe disposto anche lui a prendere in culo uno dei miei vibratori.”
“Ahaha. E perché?”
“Perché secondo me se uno è veramente sicuro di sé non ha paura di provare oppure se lo ha già provato sa cosa vuol dire prenderlo in culo.”
“Non hai tutti i torti. E ti hanno risposto di sì quelli a cui lo hai chiesto?”
“Sì. Tutti. Qualcuno già apprezzava la pratica, per qualcun altro era una novità più o meno desiderata. Ma in cambio del mio nessuno ha esitato. Tu che avresti risposto?”
“Io? Io amo così tanto possedere analmente una donna che… che trovo sublime invertire i ruoli ogni tanto.”
“Davvero?” intervenne lei che era rimasta in silenzio mentre io e la sua amica chiacchieravamo amabilmente di sodomia. “Perché non me lo hai mai chiesto?”
“Uhm, perché tu non mi ispiri questo gesto. Sei talmente sottomessa a me che solo se venisse spontaneamente da te la richiesta sarebbe interessante.”
“Ah… forse hai ragione, non rientra nel nostro rapporto.”
“Con lei, invece…” e guardai l’amica prima di essere interrotti nuovamente dal cameriere che chiedeva se desiderassimo altro.
Prendemmo il dolce, al quale si unì anche l’amica e poi io pagai il conto, offrendo la cena alla mia amante. Poi uscimmo dal locale.
“Bene, ragazze, che programmi avete per la serata?”
Si guardarono e alzarono le spalle.
“Ma, non so. Volevamo fare due chiacchiere fra amiche, è da un po’ che non ci vediamo. Cercheremo un posto in cui bere qualcosa.” disse lei.
“Mi racconterà cosa avete fatto oggi.” disse l’amica ridendo e dandole di gomito.
“Ok, e allora pensate anche a cosa potremmo fare la prossima volta. Con entrambe, intendo.”
Feci una risata e le salutai.