Sfida

I – lei

mi aggiro per le sale della mostra con in mano il classico calice di spumante di ordinanza. è l’inaugurazione di una esposizione di una artista emergente. per lo più dipinti, qualche scultura, qualche opera non meglio definibile. in molte delle opere si colgono riferimenti sessuali più o meno espliciti. l’artista, una donna non di bell’aspetto, è costantemente attorniata da adulatori, più o meno sinceri.

nel mio incedere distratto mi fermo presso un quadro davanti al quale c’è un piccolo capannello di persone.

a tenere banco è un uomo dal fare istrionico e spavaldo. i suoi capelli brizzolati sono ingannevoli, non avrà molto più di quarant’anni. è bello ed affascinante. sotto la giacca sembra nascondere anche un discreto fisico. ad essere particolarmente rapite dal suo discorso sono alcune ragazze e donne che ridono sguaiate e civettuole alle sue allusioni. mi aggrego al gruppo e rimango ad ascoltare anch’io. lui subito mi nota, ma attorniato da tutte quelle donne, non concentra la sua attenzione su nessuna in particolare.

II – lei

ad un suo commento, decisamente maschilista, lo fulmino con lo sguardo. per un attimo ci fissiamo negli occhi.

si libera, con una scusa, del gruppetto che si sfalda. io mi dirigo verso il tavolo del buffet e, poco dopo, me lo ritrovo alle spalle. il mio sguardo deve averlo colpito e non mi molla più, confermandosi logorroico e maschilista. io gli rispondo, colpo su colpo, iniziando una schermaglia con un chiaro secondo fine: la seduzione reciproca.

è evidente che ci piacciamo e che l’antipatia a pelle ci stuzzica a vicenda. lui sfodera tutto il suo repertorio da playboy che, devo ammettere, si rivela piuttosto originale. dice di essere uno scrittore. il discorso scivola, molto rapidamente e con la scusa dei quadri, sull’erotismo e la pornografia.

probabilmente lo colpisce molto il fatto che io gli tenga testa, che risponda alle sue provocazioni e che non mi faccia problemi a parlare di sesso con uno sconosciuto. inoltre l’attrazione fisica è reciproca. non è certo l’unico su cui ho fatto colpo questa sera, considerato l’abbigliamento. ho delle scarpette col tacco del tutto aperte, con soltanto poche striscioline di cuoio a coprire il piede. una gonna nera sghemba, molto corta da un lato e più lunga dall’altro, di un tessuto sintetico simile alla seta. ho tolto, per il caldo, il coprispalle che avevo per cui ora ho soltanto una canottierina, tesa sui seni. mentre parlo con lui forse nota i miei capezzoli, dato che li sento leggermente inturgiditi e sono coperti solo dalla canottiera.

III – lei

è un maschilista, e per questo fa molto il galante e mi apre la portiera del taxi. l’ho sfidato apertamente. uno come lui non può avere paura di me. stiamo andando a casa mia. ho in mente un paio di giochetti che lo faranno ricredere.

“ti sei mai messo nelle mani di una donna? sei mai stato un oggetto sessuale?”

“lo sono sempre. di solito la donna si pone in adorazione del mio corpo e fa di tutto per portarmi al piacere.”

“quindi ho carta bianca? non hai paura?”

“non ho paura di nulla.”

mentre saliamo le scale gli sculetto davanti ostentando il mio culetto sodo. non resiste e mi palpa con una mano. io gli schiaffeggio il braccio apostrofandolo come un porco.

lo faccio accomodare in casa.

gli ho detto di aspettarmi nel salotto e mi presento appoggiata sensualmente allo stipite della porta. in mano faccio roteare delle manette, delle corde ed una benda. e lo guardo con aria di sfida.

“se credi di intrappolarmi con quelli sbagli di grosso.”

IV – lei

l’ho legato, polsi e caviglie, ad una sedia dal design particolare. l’ho prima denudato del tutto, baciandolo in tutto il corpo e adorandolo come sperava lui. tra le gambe è messo decisamente bene ed il suo cazzo ora svetta umido di liquido.

io mi spoglio davanti a lui fino ad avere solo il perizoma. lui è su di giri e mi rivolge parole nello stesso tempo poetiche e volgari. lo bendo privandolo della vista. poi, nuda, mi struscio su di lui. mi metto a cavalcioni, dandogli le spalle. mi piego in avanti spingendo il culo contro il suo mento. la figa gli bagna il petto. gli prendo in bocca il cazzo.

lo stimolo a lungo, privandolo però dell’orgasmo. ad un certo punto gli passo un’altra corda attorno alla pancia, costringendolo a spostare il culo verso lo schienale aperto della sedia. gli vado dietro e comincio a leccarlo su e in mezzo alle chiappe. lui mugola. con un dito esploro le pieghe dello sfintere.

“cosa ne dici di questo? l’avevi messo in conto? come ti senti a farti toccare lì da una donna? non ti senti dominato?”

grugnisce. con una mano raggiungo il suo cazzo, durissimo.

“ti piace, vedo. ora ti piacerà ancora di più” gli dico accendendo vicino al suo orecchio un vibratore. “lo senti questo? ora lo sentirai ancora meglio.”

V – lei

stesi a terra, entrambi esausti dopo che lui si è voluto riappropriare del suo ruolo scopandomi in modo impetuoso, prolungato e quasi violento. io rido. lui mi chiede il perchè.

“rido perchè la corda attorno alla pancia te l’ho slegata subito, ma tu sei rimasto col culo proteso verso l’esterno, smanioso di ricevere nelle viscere il mio vibratore. avresti dovuto vederti, sembravi una puttanella in calore.”

lui rimane senza parole, non sa cosa ribattere.

“e questo cos’è?” gli chiedo mentre gli afferro il cazzo che è tornato istantaneamente duro.

lo provoco e lui risponde. mi fa ingoiare il suo cazzo, venendomi copiosamente in bocca.

VI – lei

si sta rivestendo. io lo guardo, ammirandone il corpo decisamente ben curato. mi dice che mi scoperebbe ancora volentieri. ammette che ciò che gli ho fatto lo ha sorpreso e, sì, a mezza voce dice anche non gli è dispiaciuto, ma solo perchè io sono una donna. non ha certo tendenze gay.

“io non so se voglio rivederti”, gli si spegne il sorriso in faccia. “ma se ne ancora voglio potresti non andare via subito. potremmo fare un altro giro.”

smette di abbottonarsi la camicia e si ferma.

“però devi scegliere”, aggiungo io.

“o questo.” indicandomi il culo, che non gli ho ancora concesso. sorride.

“o questo.” agitando in mano il vibratore. smette di sorridere, perchè si rende conto di essere combattuto tra le due opzioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto