Retro gusto

Una donna si è voluta confessare riguardo ad una sua passione particolare, nata per caso, ed ecco ciò che ha voluto che vi facessi sapere.

Forse era stata la crisi dei quaranta. Non mi sentivo più attraente, mi sembrava che neanche mio marito fosse più interessato a me. Non che ci fosse mai stata tantissima passione fra noi, ma raggiunta quell’età cominciai a sentire che qualcosa mi mancava. Mi misi a dieta, mi iscrissi in palestra. Insomma quello che avrebbe fatto qualunque donna nel mio stato d’animo.

Non credo che quei pochi mesi di dieta e palestra cambiarono molto del mio aspetto, ma un risultato l’ottenni. Solo per il fatto di dedicarmi a me stessa acquisii una maggiore autostima e sicurezza. E mi accorsi che si notava e risultavo in qualche modo più interessante nei confronti degli uomini.

Tra i sintomi della crisi per i quarant’anni mancava solo un tassello, che ovviamente mi ero promessa di non aggiungere ma nel quale cascai in un attimo: il tradimento.

Un ragazzo in palestra, dico ragazzo perché aveva una decina di anni meno di me, cominciò a fare il simpatico e a parlare spesso con me. All’inizio ero dubbiosa delle sue intenzioni ma sembrava proprio che ci stesse provando con me. A rendere la cosa poco plausibile per me era il suo aspetto. Mentre io non mi consideravo particolarmente bella, soprattutto rispetto ad altre ragazze presenti in palestra, lui aveva un bel viso e soprattutto un fisico scolpito dalla palestra che frequentava assiduamente. Non un palestrato in maniera eccessiva, che non mi sarebbe piaciuto, ma un fisico da statua classica.

Quando ebbi la certezza che voleva portarmi a letto non riuscii ad oppormi in alcun modo. Ero troppo desiderosa anche io di sentirmi desiderata ed ero attratta dal suo corpo. Finimmo a scopare e fu per me sconvolgente. Io da una ventina d’anni facevo l’amore solo con mio marito, senza particolari slanci e senza variazioni rispetto al classico rapporto fra coniugi. Non mi consideravo una donna trasgressiva e non ero in cerca di emozioni forti. Ma nonostante non le cercassi il mio amante me le fece provare.

Era un maschio che nel sesso si comportava in maniera molto dominante. Mi prendeva non chiedendomi le cose ma facendomele desiderare appena prima che le facesse. Mi faceva sentire inerme fra le sue mani e questo mi eccitava. Dovevo soltanto assecondarlo e questo mi causava emozioni perverse. Lui era instancabile, dotato e mi faceva godere come mai avevo goduto nel sesso. Mi introdusse a pratiche per me quasi del tutto inedite. In particolare gli piaceva scoparmi nel culo. Io lo avevo fatto pochissime volte e non mi era piaciuto. Quando iniziai a farlo con lui e poi tornavo a casa non facevo altro che pensare a quando me l’avrebbe rifatto.

Ma non è questa la pratica sessuale che più mi sconvolse e che più mi rese quasi una schiava sessuale nelle sue mani, ma fu un’altra che io quasi non concepivo neanche che si facesse, se non forse da parte delle coppie più perverse. Ma ero solo ingenua e fuori dal mondo del sesso fatto come si deve. Già un po’ mi sconvolse quando fu lui a farmela a me, ma capii che era propedeutica alla sodomia. Me la fece senza dirmelo prima una volta ed io, superata la sorpresa, la apprezzai moltissimo: mi mise la lingua nel culo, stuzzicandomi e bagnandomi il buchetto prima di infilarci il suo cazzo. Ma quando un giorno mi prese per i capelli, come faceva per guidarmi verso il suo cazzo, e mi spinse il viso fra le sue chiappe mi bloccai.

“Che fai?” chiesi liberandomi.

“Leccami il culo.” rispose senza esitazione.

“Come?” mi stupiva questa sua richiesta.

Quelle volte che era stato lui a farmelo rientrava tutto nel nostro tipo di rapporto, con me sottomessa a lui. Il fatto che infilasse la lingua nella zona più intima e inaccessibile del mio corpo era per me fonte di vergogna e di imbarazzo e il lasciarglielo fare senza esitazioni, anzi il provare piacere nel farmelo fare, mi faceva sentire ancora più dominata da lui. Lui poteva farmi tutto, persino toccare il mio ano con la sua lingua. Ma in quel momento stava chiedendomi di ribaltare i ruoli. O forse no?

“Senti, lecca il culo del tuo padrone, troia.”

Con questa frase chiarì la situazione e capii che non c’era niente di anomalo. Se per lui l’accesso al mio culo era un modo per ribadire il suo totale controllo su di me, anche l’inversione dei soggetti era un modo per lui di dominarmi. In questo caso era lui a concedermi il privilegio di leccarlo nella sua zona più intima. Era come quando gli succhiavo il cazzo. Era un modo per dargli piacere come voleva lui. Era un modo per degradarmi a semplice mezzo sessuale per ottenere godimento.

Dunque lo feci e farlo mi fece impazzire più di quando lo ricevevo. Era bellissimo. Non volevo mai smettere. Leccarlo lì, sentire il suo anello muscoloso che ogni tanto si rilassava e percepire la morbidezza della carne, percepire nonostante l’igiene sempre perfetta il suo odore maschile mi faceva andare fuori di testa.

Da quel giorno durante i nostri incontri passavo sempre diversi minuti con la faccia fra le sue chiappe. Mi piaceva aprirgliele, scostare i grossi muscoli e individuare in mezzo le piegoline dell’ano. Mi piaceva come in tutto questo lui mantenesse, anzi forse aumentasse, la sua virilità. Io ero la sua serva che si abbassava fino ad adorare di lui la parte meno nobile.

Forse il massimo dell’umiliazione, per me, era quando lui si metteva a fare altro mentre io passavo i minuti tra i suoi glutei. Guardava la televisione, chattava col telefono oppure telefonava alla sua fidanzata. E io che lo leccavo tutto, dalle palle all’ano.

Poi andavo a casa. Guardavo il culo di mio marito, così piatto e flaccido rispetto a quello marmoreo del mio amante, e mi faceva schifo. Mi facevo schifo io per quello che facevo ma mi cresceva soltanto la voglia di farlo ancora.

Con il mio amante della palestra finì bruscamente. Non capii bene perché. Penso che la sua fidanzata avesse scoperto qualcosa, e non ero l’unica con cui la tradiva sebbene fossi la più assidua (e, a fidarsi di quel che mi diceva, la più porca). Da un certo punto di vista fui sollevata perché stavo sviluppando per lui una dipendenza pericolosa e forse era giusto troncare.

Tutto questo però lasciò in me delle voglie che non riuscivo a soddisfare. Mi ritrovavo a pensarci spesso. In giro guardavo gli uomini, guardavo i loro culi e quando ne vedevo uno bello tonico sentivo un calore fra le gambe. Sognavo di sottomettermi a lui e di adorarne il fondoschiena.

Mi iscrissi ad un sito di annunci. Inserii un profilo particolare. Non cercavo uomini per fare sesso. Cercavo uomini con un bel culo. Per leccarglielo. Fui stupita dal numero di proposte che ricevetti. Mi potei permettere di selezionare i migliori e dopo diverse settimane di esitazione mi decisi ad incontrarne uno.

Avevamo concordato tutto. Il luogo di incontro, un hotel, e le modalità. Io avrei fatto solo quella cosa. Andò tutto bene. Quell’uomo si comportò praticamente come il mio amante. Fu rude. Mi premette il viso contro il suo culo, mi costrinse a leccarglielo. Poi si sedette sopra di me, opprimendomi con le sue terga. Fu eccitante.

Le cose cambiarono un po’ quando mi decisi ad incontrarne un altro, questo decisamente più giovane ma con un fisico ancora più perfetto a giudicare dalle foto. Con lui fui meno dettagliata su come si sarebbe svolta la cosa. Quando lui si spogliò davanti a me e mi mostrò un culo perfetto e completamente glabro capii, dal suo atteggiamento, che c’era qualcosa di diverso. Mi sentii diversa. Lo sentii diverso rispetto agli altri due. Non mi stava dominando. Ero io a farlo. Era esattamente come quando il mio amante della palestra lo faceva a me, ma a parti invertite. E infatti questo ragazzo mi chiese poi di penetrarlo. Voleva essere dominato.

La cosa che più mi sconvolse non fu la sua richiesta. Sapevo che l’inversione dei ruoli tra uomo e donna esisteva (nel frattempo mi ero fatta una cultura sulle perversioni più comuni) e quindi non ero stupita che un uomo potesse desiderare di diventare passivo davanti ad un donna. Quello che più mi stupì fu come io modificai in modo immediato il mio atteggiamento. Ero sempre stata sottomessa e in un attimo sentivo di poter essere dominante. Anzi, non solo di poterlo essere, ma di volerlo essere.

Fu estremamente piacevole donare piacere a quel ragazzo infilandogli diverse dita nel culo e poi un plug che lui si era portato dietro. Scoprii un nuovo mondo e un nuovo modo di gustare il buco del culo di uomo. Cambiai leggermente il mio annuncio per rendere più esplicita anche questa nuova possibilità e questo non fece altro che aumentare a dismisura le richieste di incontrarmi. Qualcuno iniziò ad offrirmi anche dei soldi per farlo, ma io li rifiutavo, a meno che non venissero da qualcuno con un culo degno. Ero molto selettiva. Diventai esperta a valutare i culi maschili. Sviluppai un gusto per il retro degli uomini.

Poi un giorno mi innamorai. Lui più giovane di me. Amava farsi leccare e penetrare il culo, ma con lui non si trattava né di dominarlo né di essere sottomessa. Era più come un gioco. Mi piacque così tanto, a pelle, che con lui scopai anche. Per lui lasciai mio marito. O meglio lui fu la scusa che mi fece rompere un rapporto già logorato. Lui per me lasciò la sua fidanzata. Aveva una mente brillante, nel sesso e in tutto il resto. Amava sperimentare e non si tirò indietro di fronte alla possibilità di rapporti bisessuali e di frequentazione di club per scambisti.

La crisi dei quaranta l’ho superata. O forse ne sono stata sopraffatta. Se mi guardo indietro ho sia rimorsi che rimpianti. Come forse è inevitabile. Ora attendo la crisi dei cinquanta. Sono cambiata. Ho cambiato i gusti.

Il retrogusto che sento è quello del piacere.

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