Lo specchio delle sue brame

Quando la fantasia di lei è essere la ragazza di un bordello…

Stavamo guardando un programma di pseudo giornalismo in tv. C’era un servizio che raccontava di un bordello poco oltre al confine italiano, non lontanissimo da noi, nel quale gli uomini andavano e trovavano ad accoglierli una serie di belle ragazze tra cui potevano scegliere e poi appartarsi. L’argomento era pruriginoso e dunque un po’ eccitante. Tra le gambe il mio cazzo era diventato barzotto, ma non lo feci vedere alla mia fidanzata seduta a fianco a me sul divano. Non sapevo come avrebbe preso il fatto che mi eccitasse l’idea di andare in un bordello. Evitai dunque di commentare e di guardarla, ma la sentivo agitarsi. Sembrava inquieta e a disagio. Poi improvvisamente si alzò, appena fu terminato il servizio in tv e andò in un’altra stanza.

Tra noi c’erano molti anni di differenza. Io mi avvicinavo ai quaranta mentre Katia era poco sopra ai venti. Lei era stata la causa del mio divorzio. Mi ero follemente innamorato di lei e anche la sua carica erotica giovane e spregiudicata aveva contribuito ad abbandonare tutto per lei. Era una ragazza bellissima e il modo naturale in cui si faceva scopare mi mandava fuori di testa.

Dopo pochi minuti tornò in salotto e sentii i suoi passi arrivare dal corridoio. Evidentemente non era più scalza come prima ma doveva aver indossato delle scarpe. Mi domandai il perché, ma poi la vidi arrivare. Si piazzò davanti a me, tra me e il televisore. Era nuda, a parte un paio di scarpe col tacco e il perizoma più succinto che aveva. Si era “vestita”, lo capii poi, così come quel servizio in tv aveva descritto che fossero le ragazze che accoglievano i clienti del bordello.

“Tu la sceglieresti una come me?” mi domandò con voce roca.

“Come?” chiesi io alzandomi e andandole vicino.

“Se fossi in quel bordello mi sceglieresti tra tutte le ragazze?”

“Certo.” dissi io avvinghiandomi a lei e baciandola mentre avevo una erezione completa.

“Aspetta!” mi fermò lei. “Non faresti così nel bordello. Mi offriresti qualcosa da bere, parleremmo un po’ prima di farlo, no? È così che dicevano che funziona…”

Mi prestai al gioco e poi capii dove voleva arrivare. Dopo essere finiti a letto a scopare Katia si confessò. Mi disse che quel servizio l’aveva eccitata moltissimo. Si era immaginata di essere una di quelle ragazze. Aveva sentito il desiderio di masturbarsi mentre lo guardava ma si era vergognata di farlo lì a fianco a me. Ma poi non aveva resistito e aveva imbastito quella scenetta.

“Ma cosa è che ti eccita particolarmente?”

“Non so. L’idea di essere così esposta, così messa in mostra. L’essere scelta da un uomo solo per scopare, solo perché vuole il mio corpo, in maniera diretta, senza tanti giri di parole. Sentire il desiderio di chi vuole avermi senza essere mediato dalle convenzioni sociali, senza ipocrisie. E poi anche l’essere pagata, lo ammetto.”

La scopai di nuovo dopo questa confessione. In maniera ancora più vigorosa. Sapevo che Katia in quel momento si immaginava di essere in quel bordello e che io fossi un uomo qualunque che la fotteva per soldi. Conoscere questi suoi pensieri mi eccitava.

***

Dopo qualche mese mi capitò di passare, di ritorno da un viaggio di lavoro, vicino alla località dove si trovava quel bordello. Deviai dal mio percorso e mi parcheggiai davanti al suo ingresso. Rimasi in auto mezz’ora, pensieroso sul da farsi. Tra curiosità e senso di colpa, tra timore ed eccitazione, a vincere fu il mio cazzo induritosi all’idea di entrare e scoparsi qualche ragazza.

Era un bell’ambiente, pulito ed elegante. Le ragazze erano giovani e belle, ma Katia non avrebbe per nulla sfigurato fra loro. Una mi si avvicinò, facemmo una breve conversazione, bevemmo un cocktail (più io che lei, in realtà, che si limitò a dare un sorso) e poi ci spostammo in una stanza a scopare. Fu una bella scopata, non coinvolgente come con la mia fidanzata ma comunque piacevole. Fu un po’ costoso il tutto ma rimasi soddisfatto di aver sperimentato quell’ambiente. Durante tutto il tempo, in testa, avevo l’idea che lei fosse come Katia, una ragazza intrigata dal prostituirsi.

Non ebbi il coraggio di raccontare a Katia che c’ero stato. Non ero sicuro di come l’avrebbe presa. A volte era un po’ gelosa e ogni volta questo mi stupiva: come poteva essere lei, così giovane e bella, gelosa di me e non io di lei?

Dopo essere tornato andai sul sito del locale e vidi che c’era il modo di proporsi come ragazza per lavorare da loro. Ci pensai su un attimo e poi, sempre spinto dal mio cazzo in erezione che sovrastava il mio buon senso, scrissi una email descrivendo la situazione. Dissi di essere un uomo che aveva una fidanzata attratta dall’idea di essere una ragazza in un bordello e chiesi se questa sua fantasia poteva essere soddisfatta per una volta.

“Che cazzo ho fatto?” mi chiesi appena inviata l’email ed entrai nel panico.

Dovetti masturbarmi per placare l’ansia che mi era venuta per la cosa che stavo organizzando e al termine della sega già avevo una risposta. Il tono era super professionale. Quello che sembrava essere il titolare del bordello mi chiedeva maggiori informazioni sulla ragazza, eventualmente delle foto e diceva che nonostante la richiesta insolita poteva anche acconsentire, se i requisiti erano quelli giusti.

Gli inviai alcune foto che le avevo scattato in momenti intimi fra noi. Foto in cui era bellissima, provocante, in lingerie sexy. La sua risposta non si fece attendere e rimanemmo che avremmo potuto incontrarci per definire i dettagli.

Restava solo da convincere Katia, oppure da presentarle a sorpresa la situazione.

Scelsi la seconda opzione. Al ritorno da qualche giorno di vacanza in montagna passammo vicino al bordello ed io senza dirle niente mi recai lì. Quando ci fermammo nel parcheggio lei chiese dove fossimo finiti ed io le spiegai tutto. All’inizio sembrò un po’ seccata della mia intraprendenza senza averla consultata, poi, forse sentendo l’eccitazione salirle, sembrò entusiasta dell’idea.

Avevo fissato l’appuntamento col titolare del posto, che quindi ci aspettava. Andammo da lui ed avemmo la prima sorpresa. Avevo equivocato la firma che era in calce alle email. Il suo nome, Andrea, che in italiano era quasi sempre associato al genere maschile, nella lingua tedesca era invece più frequente nelle donne ed infatti era una donna, la maitresse del bordello.

Ci accolse con cortesia e professionalità. Nel suo ufficio parlò con Katia, in un ottimo italiano, e si assicurò che lei fosse consenziente e consapevole di quello a cui andava incontro. Ci diede l’indirizzo di un ambulatorio in cui andare a fare le analisi per garantirle la buona salute e poi le chiese di spogliarsi nuda.

Fu eccitante vedere la mia fidanzata spogliarsi in quell’ufficio che sembrava essere tutto fuorché legato ad un bordello, davanti ad una donna della mia età, bella ed elegante. Lei la esaminò da vicino e in modo approfondito, mentre le chiedeva le sue abitudini sessuali.

“Anale lo fai senza problemi?” le domandò mentre le osservava il buchetto tenendole aperte le chiappe.

Katia mi guardò per un attimo e poi distolse lo sguardo quasi vergognandosi.

“Sì.” rispose sicura.

Ne fui stupito. Lo facevamo, certo, ma solo ogni tanto e non sempre “senza problemi”. Ma capii che la situazione che si prospettava la eccitava talmente che si sentiva e voleva essere disponibile. E questo mi eccitò a mia volta.

Infine la maitresse propose di vedere Katia all’opera. Usò il telefono per chiedere a qualcuno di raggiungerci nel suo ufficio. Si presentò un ragazzone dalla pelle scura che faceva il buttafuori nel bordello. Katia quasi sbavò nel vederlo ed io mi sentii inadeguato rispetto al fisico di quel ragazzo. Sentii un tipo di gelosia che non prevedevo di avere nel caso Katia fosse andata a farsi scopare da qualche cliente del bordello. Era qualcosa di diverso, era un senso di umiliazione nel confronto con quel maschio. E vedere Katia che non vedeva l’ora di farsi scopare da lui mi creava un vuoto allo stomaco e una erezione quasi dolorosa.

Ad acuire il tutto fu una cosa che Katia mi chiese: di uscire dall’ufficio. Non se la sentiva di farlo con me presente. Nel bordello non sarei stato presente. Se doveva far vedere ad Andrea come scopava doveva farlo nelle condizioni in cui sarebbe stata nel bordello. Io, dopo una breve rimostranza, accettai di uscire. Ero infastidito tanto quanto eccitato. Il mio cervello rifiutava l’idea, il mio cazzo ne era entusiasta.

Rimasi fuori, con l’orecchio vicino alla porta per sentire le grida di piacere di Katia e i grugniti del ragazzo. Ad un certo punto passarono dal corridoio alcune ragazze, struccate e vestite in tuta, che probabilmente erano arrivate per lavorare e stavano andando a prepararsi. Mi vergognai molto nel farmi vedere lì fuori dall’ufficio della loro capa, intuendo che potessero capire la situazione.

Poi venne fuori dall’ufficio la maitresse. Disse che era tutto a posto. Katia poteva venire l’indomani e farsi una giornata come ragazza del bordello, era perfetta, bella e brava. Sulle questioni burocratiche avrebbe risolto. Io le dissi che non c’era bisogno che venisse pagata, tutto ciò era una nostra fantasia.

“No, no.” intervenne lei. “È giusto che venga pagata. E credo che faccia parte della sua fantasia. Al massimo quello posso offrirti è l’ingresso gratuito per te. Ma se poi vai con qualche ragazza devi pagare.”

“Ah, non so se vuole che io sia presente, visto che mi ha mandato fuori dall’ufficio adesso.”

“Su questo parlatene fra voi.”

Ne parlammo e concordammo che io potevo entrare. E potevo anche andare con qualche ragazza. Katia si sentiva un po’ in colpa per la cosa che le stavo facendo vivere per cui era in vena di concedere qualcosa anche a me.

***

Ero seduto al bancone del bar. Una ragazza bionda mi si avvicinò e chiese se volevo compagnia. Ancora non ero stato con nessuna. Avevo osservato Katia aggirarsi mezza nuda tra gli altri uomini. L’avevo vista appartarsi con uno, un panzone sopra ai cinquant’anni.

Ne avevamo parlato di questo aspetto. Le avevo chiesto se sarebbe riuscita ad andare con uno che non le piaceva. Uno brutto, uno sgradevole.

“Normalmente non ce la farei mai.” mi rispose sicura, “Non riuscirei a farlo con qualcuno che non mi intriga in qualche modo, non mi ecciterei proprio.”

“Ok, e quindi come farai se non gradisci uno dei clienti?”

“Credo che lì sarà tutto diverso. Anzi lì sarà quasi il contrario. L’idea di vendermi, di farlo per la perversione di farlo perché pagata, mi eccita a tal punto che più uno non sarebbe di mio gradimento nella vita normale e più mi sento coinvolta. Mi sento eccitata dalla mia stessa perversione, dal sentirmi così porca dal fare cose che non farei altrimenti.”

“Ok…”

“Ti sembro normale? Credi sia preoccupante questo mio modo di essere?”

“Non credo tua sia normale… ma non è preoccupante. Anzi, mi piace che tu non sia normale sotto questo aspetto. In realtà è così che mi hai conquistato, anche se ancora non sapevo fino a dove potessi arrivare.”

La ragazza bionda del bordello mi stava parlando ma io non sentivo cosa mi diceva. Il mio sguardo fu catturato dal passaggio di Katia mano nella mano con due uomini. Due quarantenni. Uno da una parte e uno dall’altra. La ragazza si accorse che la mia attenzione era rapita da Katia.

“Ti piace lei?” mi chiese, “Non la conosco, deve essere nuova.”

“Sì, è nuova. È la mia fidanzata.”

“Come? In che senso è la tua fidanzata?”

Le spiegai tutta la situazione. Lei sembrò divertita dalla cosa.

“Certo che voi uomini siete strani. Ma ti eccita che lei vada con altri?”

Io le afferrai un polso e portai la sua mano tra le mie gambe. Facendole sentire l’erezione. Lei fece un sorriso di apprezzamento e poi sembrò balenarle una idea in testa.

“Senti, ma ti piacerebbe vederla mentre viene scopata da quelli?”

“Oddio… certo che sì.” risposi speranzoso.

“Vieni allora, seguimi.” mi disse facendo l’occhiolino e trascinandomi senza spostare la mano da in mezzo alle mie gambe. “Però questa cosa che ti faccio fare conta come se scopassimo, ok?”

Accettai e avrei accettato qualsiasi cosa da una ragazza che mi teneva per il cazzo e mi prometteva di farmi vedere la mia fidanzata scopata da altri.

“Ottimo, hanno scelto la stanza giusta.” mi informò quando vedemmo che stavano entrando in una delle stanze adibite agli amplessi.

La seguii dentro una porta di servizio con scritto privato. Procedemmo per un corridoio buio e arrivammo dove c’erano due grandi finestre che davano su una stanza.

“Questi per loro sono degli specchi. Non vedono dalla nostra parte mentre noi vediamo loro. Mi raccomando, fai silenzio.”

Restammo nel buio. Lei mi abbassò i pantaloni ed iniziò un pompino. Io la fermai non appena dentro la stanza iniziarono i giochi. Già era difficile resistere solo con la visione che avevo, se qualcuna mi avesse anche solo sfiorato il cazzo sarei venuto subito.

Dentro la stanza Katia era nuda con i tacchi. Gli uomini si spogliarono. Iniziò a fare un pompino a entrambi, alternandosi fra i due cazzi con bocca e mani. Poi uno dei due la prese e la spostò. Io espressi un desiderio silenzioso che venne esaudito. La fece mettere in piedi con le mani appoggiate ad uno degli specchi e la scopò così, da dietro. Io la potevo guardare in viso, a pochi centimetri di distanza, senza essere visto. Potevo apprezzarne ogni singola espressione di piacere, potevo notare tutte le differenze rispetto a come era quando era con me. Era diversa. Era più disinibita, più troia.

Ero in piedi di fronte al falso specchio. Appoggiai le palme delle mani esattamente dove erano appoggiate quelle di Katia. Lei ogni tanto fissava il suo riflesso nello specchio. Si capiva che la visione la eccitava. Vedersi così le piaceva. Quando si guardava sembrava guardarmi negli occhi. Sentii una connessione con lei intensa. La ragazza che era con me si stava masturbando, evidentemente le piaceva anche a lei la scena.

Sentii l’uomo chiederle se lo volesse nel culo. Sentii Katia pronunciare un “sì” senza esitazione. Io sborrai senza che nessuno mi toccasse imbrattando la parete di vetro.

Per fortuna ciò che avveniva dentro la stanza era talmente eccitante per me che non ebbi neanche un periodo refrattario dopo l’orgasmo. Il mio cazzo rimase duro e l’eccitazione non svanì. Potei così godermi quando uno dei due si stese sul letto e si fece cavalcare da Katia mentre l’altro si posizionò dietro. Lei si fece penetrare in contemporanea da due uomini come la migliore delle pornostar. Da quel che sapevo io non l’aveva mai fatto ma sembrava che per lei fosse una cosa normale. Notai come lei continuamente si girasse verso le specchio. Le piaceva guardarsi mentre lo faceva. Le piaceva vedersi così troia. Sorrideva alla sua immagine nello specchio e sembrava sorridesse a me.

La ragazza, intanto, si era inginocchiata e mi stava succhiando. Sborrai nuovamente.

***

C’era poco traffico in autostrada quel mattino. Guidavo tranquillo ascoltando la musica. Katia era seduta rannicchiata a piedi nudi sul sedile del passeggero. Guardava fuori dal finestrino. Sembrava pensierosa.

Dopo alcuni chilometri cambiò posizione ed appoggiò i piedi sul cruscotto. Ogni tanto distoglievo lo sguardo e glieli osservavo. Mi piacevano.

Superammo un camion che, per qualche motivo, ci salutò con un colpo di clacson. Subito non capii il perché poi sentii Katia ansimare al mio fianco. Si era abbassata i pantaloncini e stava a gambe aperte e si masturbava. Una posizione chiaramente visibile dalla cabina di un camion.

“Che fai?” le chiesi.

“Sto ripensando a ieri. Non ce la faccio. Sono ancora troppo eccitata.”

“Dunque ti è piaciuto?”

“Cazzo se mi è piaciuto. Mi sento così troia. Ti dispiace?”

Non le risposi, ma alla prima piazzola di sosta accostai. Tirai fuori il cazzo e mi feci fare un pompino, sborrandole in bocca.

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