Un uomo conosce l’amante di sua moglie e lo confronta con sé stesso.
Ne ebbi subito una brutta impressione. Ci aspettava seduto al tavolo del ristorante dove avremmo cenato. Si alzò per stringermi la mano e presentarsi. Aveva una stretta decisa, una mano grossa e rozza. Ci pensai in quel momento: davvero quelle mani toccavano il corpo di mia moglie? Davvero erano capaci di farla godere?
Lui era l’amante di mia moglie. La cosa era venuta fuori tempo fa. L’avevo colta in contraddizione su alcuni suoi comportamenti e lei alla fine, tra le lacrime, lo aveva ammesso. Io già da un po’ lo sospettavo ma, come bloccato da qualcosa, facevo finta di niente e non agivo. Mi giurò che la relazione sarebbe finita. Mi rassicurò ed io la perdonai. Poi ci ricascò quasi subito e mi confessò che non sapeva farne a meno. Era una questione sessuale. Non capivo il perché. Non capivo perché non le potevo bastare io. Mi pareva di saperla soddisfare, di saperla far godere. Era una questione di atteggiamenti, mi spiegò. Da lui aveva cose diverse da quelle che le davo io e che lei da me non voleva neanche. Non eravamo sovrapponibili e lei non sapeva rinunciare a nessuno dei due.
Dopo un periodo di elaborazione e di accettazione arrivò quello della complicità. Fin da subito il pensiero di mia moglie con un altro mi creava una eccitazione latente. Riuscendo a superare il mio orgoglio lasciai che questa sensazione emergesse e da disperazione per il tradimento si trasformò in fantasia masturbatoria.
E arrivammo così a quella sera. Pianificata da tempo fra mille dubbi ed esitazioni. La sera in cui lo avrei conosciuto. Anzi, la sera in cui avrei assistito ad un loro incontro.
La cena non fu particolarmente piacevole. C’era imbarazzo in tutti, persino in lui, e aleggiava nell’aria il piano che avevamo per il dopo cena. Non c’erano molti argomenti di conversazione e, a dirla tutta, non trovai che lui fosse un uomo particolarmente interessante. Ero quasi deluso. Davvero mia moglie era attratta da uno come lui? Come aveva fatto a finirci a letto?
Mi sembrò un tipo rozzo, monodimensionale. Non era affascinante, lo trovai piuttosto anonimo e non bello fisicamente. La cosa mi infastidiva. Nelle mie fantasie avevo immaginato mia moglie con un bell’uomo. Non so perché ma mi sembrava più accettabile che lei mi tradisse con uno degno, con uno al mio livello o anche superiore. Il capire che non era così forse mi metteva davanti ad una evidenza che non volevo vedere: lui la scopava meglio di me. Sotto quell’aspetto il mio orgoglio di maschio risultava più ferito che per tutti gli altri.
Concludemmo in fretta quella cena. Mangiammo tutti poco. Pensavamo a cosa sarebbe successo dopo.
“Ho preso una stanza al solito motel.” disse lui appena fuori dal ristorante mentre ognuno andava verso la propria auto.
Quella parola, solito, fu come un pugno allo stomaco. A volte dimenticavo che le corna di mia moglie non facevano parte solo del mio immaginario erotico. Non si trattava solo di immaginarla che scopava con un altro mentre mi segavo. Lo faceva veramente, da molto e frequentemente. Tanto da avere un solito.
“Vado con lui.” disse mia moglie senza esitazioni staccandosi dal mio braccio al quale si stava sostenendo. Non attese un mio consenso e si avvicinò a lui che la abbracciò con un braccio attorno alla vita. Con una mano forse appoggiata al culo.
“Seguici.” disse lui sorridendomi in maniera beffarda. In quel momento la serata cambiò. Lui era appena diventato colui che conduceva. L’imbarazzo era sparito. I ruoli si erano definiti.
Sentii le classiche farfalle nello stomaco, le gambe quasi mi cedettero, il cazzo si indurì tanto da farmi male e dovetti lottare per non eiaculare lì nel parcheggio del ristorante.
Il motel era uno di quelli in cui con l’auto si parcheggiava direttamente davanti alla stanza. Io dovetti registrarmi come ospite. Mia moglie e lui erano conosciuti. Mi domandai se l’addetto alla reception avesse capito i rapporti che c’erano fra noi, cioè se io fossi il marito cornuto.
In stanza ci fu un altro momento di impasse. Lo risolsi io stavolta.
“Fate come se non ci fossi… cioè fate come quando non ci sono…”
Questo gli diede il via. Lui la afferrò e la spinse contro il muro. Mia moglie sembrò sorpresa ma non spaventata. Lui le infilò con forza una mano tra le gambe iniziando a masturbarla. Lei spalancò occhi e bocca, apprezzando il suo gesto, apparentemente.
Io con lei non ero mai così “violento”, così deciso. Amavo toccarla e masturbarla con le dita, ma i nostri erano dei preliminari delicati in cui ognuno studiava le reazioni dell’altro e con attenzione cercava il massimo piacere nell’altro. Lui invece la stava prendendo senza tanti scrupoli. La stava usando. Pensai a quelle dita rozze che frugavano nel sesso di mia moglie dopo aver spostato, forse strappato, il perizoma che lei aveva indossato.
Poi, come un animale che si avventa sulla sua preda, lui iniziò a baciarla, forse morderla, sul collo e poi su fino ad arrivare alla sua bocca. Vidi le labbra di lei aprirsi, vidi la lingua di lui infilarsi invadente. Vedere che si baciavano fu forse il momento più duro da digerire, più del resto che sarebbe venuto dopo. Quel gesto così intimo e passionale mia moglie lo riservava anche ad un altro uomo.
Lei subiva ma non lo respingeva. Lei voleva farsi prendere così. Quando io provavo ad essere un po’ più irruento lei spesso si irrigidiva e non voleva. Al massimo rimaneva inerme e non reagiva. Anche con lui, in quel momento, era in qualche modo inerme ma il suo corpo comunicava che voleva essere presa.
Poi lei fece un’altra cosa che con me era molto rara. Non che non mi praticasse sesso orale, ma lo faceva sempre nell’ambito di un amplesso. In quella stanza di motel invece lei si inginocchiò improvvisamente e con foga cercò di slacciare i pantaloni di lui nel minor tempo possibile. Poi si fiondò sul suo cazzo con una fame e una golosità che mai le avevo visto. Quando era con me lo prendeva in bocca come se stesse mangiando un delicato antipasto ad un ristorante di classe. Con lui sembrava un cane a cui veniva tirata una bistecca dopo un giorno di digiuno.
Lei poi odiava che io le tenessi la mano sulla nuca e la guidassi o la spingessi mentre mi succhiava. Quella sera invece vidi che lei stessa lo afferrò per un polso e gli portò la mano sulla sua testa. Voleva essere guidata, voleva essere spinta e forzata a prenderlo tutto fino in gola.
Nessuno dei due mi guardò mai durante quell’inizio di scopata. Era effettivamente come se io non esistessi. Lui intanto si spogliò ed io lo osservai. Da nudo non mi fece una impressione migliore di quella che mi aveva fatto al ristorante, anzi. Lui era un po’ più vecchio di noi ed il suo corpo lo testimoniava del tutto. Non era per niente gradevole, almeno per me, e non capivo come lei potesse esserne attratta, soprattutto in confronto con me. Era un po’ sovrappeso, un po’ sformato. Io praticavo molto sport ed avevo un fisico asciutto e muscoloso. Inoltre c’era un altro aspetto che mi colpì. Io me lo ero immaginato ben dotato. Uno che la faceva godere così tanto pensavo avesse anche un cazzo degno di un attore porno. Invece aveva un cazzo anonimo. Più piccolo sicuramente del mio che ben mi difendevo.
Tutte quelle considerazioni mi sconvolgevano. Non c’era una singola qualità in cui lui mi era sembrato migliore di me, anzi in tutte io mi sentivo oggettivamente superiore. Ed in effetti, a pensarci, mia moglie amava me e non lui. Però da lui non riusciva a staccarsi ed il motivo era solo e soltanto uno. E nonostante tutta la superiorità che sentivo nei suoi confronti quell’unico motivo era il più doloroso e umiliante di tutti. Lui la sapeva scopare meglio di me.
Prima che si spostassero sul letto per iniziare la vera e propria scopata ci fu un secondo momento che mi turbò come il bacio, anche se in modo diverso. Fu forse l’unico momento in cui lei esitò, in cui lei si ricordò che io ero lì che la osservavo e l’avrei vista fare una cosa che a me non aveva mai fatto, una cosa per un certo verso umiliante. Lui infatti si era girato e senza toglierle la mano dalla nuca le spinse nuovamente la testa contro di lui.
Io, come detto, avevo un bel culo sodo e muscoloso. Lui aveva un culo flaccido e piatto. Eppure quello in cui mia moglie aveva appena affondato la faccia era il suo. Quello che lei si era messa a leccare avidamente era il suo. A me non aveva mai infilato la lingua fra le chiappe.
In tutto quello io ero rimasto vestito. Non osavo abbassarmi i pantaloni e le mutande e neanche toccarmi il cazzo senza denudarlo. Era già insostenibile così. Il mio cazzo era durissimo e ogni tanto eiaculava gocce di sborra. Non provavo un vero e proprio orgasmo ma era più una sensazione continua di essere sul limite.
Quando si trasferirono sul letto, entrambi nudi, ebbi la dimostrazione evidente del perché lei fosse così pazza di lui. Non l’avevo mai vista così. Forse perché non l’avevo mai scopata così. Ma credo che se anche ci avessi provato non sarebbe stata la stessa cosa. Lei da me non voleva quello. Lui, nel suo essere anonimo e privo di fascino, a letto si trasformava in un animale. Capisco da dove venga il termine toro per indicare gli uomini che scopano le mogli altrui. In certi momenti ebbi quasi timore per lei, per quel suo corpo delicato, sottoposto a spinte così intense e frequenti. Eppure non sembrava volerlo fermare. Anzi mi stupii come lei sembrasse volersi aprire ancora di più, per accoglierlo ancora meglio.
Ero rapito dai loro corpi. Da quello di mia moglie ma anche da quello di lui. Vedere la foga con cui la sbatteva era ipnotico. Sentire le urla di lei, mai sentite in quel modo. Persi il conto degli orgasmi di mia moglie.
Ad un certo punto lui, che disponeva del corpo di lei come fosse un oggetto qualunque, le fece mettere a pecorina. Rimasi colpito da come lei inarcò la schiena e allargò le ginocchia per esporre il più possibile il suo sesso. Lui si mise in piedi sul letto e si piegò sulle ginocchia e puntò con la mano il suo cazzo per entrare di nuovo in lei. Mi avvicinai per guardare meglio perché dall’angolazione che aveva assunto avevo una certa impressione che dovevo confermare. E la confermai. Si era infilato, senza tante storie, nel culo di mia moglie.
Tra noi ogni tanto praticavamo sesso anale. Ma avveniva sempre in maniera graduale, con lunghe preparazioni da parte mia per abituarla alla penetrazione. D’accordo che il mio cazzo era più grosso di quello del suo amante, ma lui era entrato in lei e la stava sodomizzando senza nessuna difficoltà. Io poi, quando la inculavo, stavo sempre attento ai movimenti, cercavo di essere dolce e di affondare in lei senza farle male. Lui, invece, iniziò a sbatterla come aveva fatto fino a qualche istante prima nella fica. E lei, a giudicare dai mugolii e dalle grida di piacere, apprezzò molto.
Mi avvicinai a lei. Mi sedetti sul letto e avvicinai i nostri volti. Lei aveva gli occhi semi chiusi e nei momenti in cui apriva un po’ di più le palpebre si vedeva quasi solo il bianco. Poi però percepì la mia presenza e si girò verso di me, guardandomi. Fu come se si ricordasse in quell’istante che io ero presente ed ero spettatore della sua scopata con l’amante. Sembrò quasi spaventata per un attimo ma poi subito dopo eruppe in un orgasmo violento e intenso, insieme a quello, finalmente, di lui che spruzzò una quantità notevole (in questo mi era superiore) di sborra che finì in gran parte sulla schiena di lei.
La loro scopata non finì lì. L’altro pregio di lui era evidentemente una buona capacità di ripresa e di resistenza. Quasi più della mia nonostante non avessi ancora avuto un vero e proprio orgasmo pur avendo ormai impiastricciato le mutande a causa di una fuoriuscita continua e copiosa di sborra dal mio cazzo costantemente duro.
Ad un certo punto non so cosa scattò ma mi sentii di troppo. Non riuscivo più a guardarli, a stare dentro a quella camera di motel. Uscii fuori. Li lasciai soli. Mi appoggiai al muro a fianco della porta e mi accesi una sigaretta. Continuavo a sentirli. Continuavo ad essere eccitato.
Passò del tempo. Per un po’ non sentii più nessun rumore provenire da dentro. Poi quello di qualcuno che faceva la doccia. E dopo alcuni minuti lui uscì. Ci stringemmo di nuovo la mano. Ad entrambi uscì di bocca un “Grazie”. Non avevamo altro da dirci e lui se ne andò. Io rientrai in stanza. Lei era stesa nuda sul letto, a gambe aperte. Stremata, arrossata e sporca. Aveva gli occhi chiusi. Mi sedetti al suo fianco. Dopo alcuni minuti si destò. Mi guardò e sorrise. Io mi chinai per baciarla. Fu un bacio dolce. Poi si trasformò in passionale. Mi spogliai in fretta e salii sopra di lei. Accolse il mio cazzo dentro di lei, lì dove fino a poco prima aveva accolto lui. Scopammo in maniera ancora più romantica del solito.
“Sei l’uomo migliore che potessi trovare.” mi sussurrò dopo che ero venuto e mi ero accasciato su di lei.
Ed io mi sentii superiore a chiunque altro.