Mentre lui deve stare isolato, lei si è organizzata per non restare sola, in attesa del suo rientro.
Sono rientrato dall’estero dove stavo seguendo la creazione del nuovo stabilimento di produzione della mia azienda. L’autorità sanitaria mi ha imposto di osservare un periodo di quarantena di 14 giorni. Non dovevo avere contatti ravvicinati con nessuno. Ho comunicato che, vivendo in una grande villa sui colli, avrei potuto trascorrerlo direttamente a casa. Abbiamo infatti una piccola dependance separata dal corpo principale, dotata di bagno e camera da letto. Mi hanno scortato fino a casa, mi hanno fatto firmare dei fogli e si sono assicurati che avrei rispettato le disposizioni e che la situazione fosse come da me descritta. Mi hanno detto che sarebbero potuti passare per controllare che effettivamente me ne stessi isolato. Mi hanno chiesto chi viveva nella villa ed io ho risposto “solo mia moglie”, ma in quel momento stavo mentendo. C’era qualcun altro con lei, c’era un’altra auto parcheggiata nello spiazzo al di là del cancello.
Quando se ne andarono parlai con lei, restando a debita distanza. Mi chiese come era andato il viaggio, come stavo e tutto il resto. Mi disse che mi aveva preparato il mio alloggio e che mi avrebbe portato da mangiare. Io le chiesi come stava lei. Lei rispose che era tutto a posto ma la vedevo che era a disagio.
“Di chi è quell’auto?” le domandai, con tono indifferente.
Lei si morse il labbro. Sapeva che doveva dirmelo ma aveva timore.
“Ehm… è di David.”
“David?” finsi di non capire.
“Sì, David, il mio personal trainer.”
“So chi è.” dissi freddamente. “Ma perché la sua auto è qui?” finsi ingenuità.
Mia moglie capì che doveva dirmi tutto. D’altronde non poteva pensare di tenermelo nascosto ma era evidente che la cosa la imbarazzava.
“Vive qui in questi giorni. Gli ho chiesto di venire quando è iniziato tutto. Avevo paura a stare da sola e… non avevo altri da chiamare, lui è single poteva venire.” cercò di giustificarsi.
“E perché non me l’hai detto?” indagai con tono seccato.
“Perché… non lo so… non volevo che… che ti preoccupassi.” mentì mia moglie.
“Che mi preoccupassi o che mi arrabbiassi? Avevi paura che te lo avrei impedito?”
“Non lo so. Scusami. Ho agito d’impulso. Non ho neanche pensato che potevo aspettare che tu tornassi dopo qualche settimana.”
“Te lo scopi?” domandai in modo diretto.
Lei distolse lo sguardo, colpevole. Era a disagio. Il nostro era un rapporto improntato sulla libertà reciproca, ma la cosa non era mai stata così esplicita e palese.
“Pensavo lo sapessi già…” mormorò lei.
“Certo, l’avevo capito che con il tuo personal trainer c’era stato qualcosa. L’avevo capito da come mi parlavi di lui, da come ti eri appassionata al rimetterti in forma dopo i tuoi quarant’anni. Ma pensavo a qualche sveltina dopo la palestra, ad un pompino nei bagni. Adesso invece l’hai invitato a vivere a casa nostra. A dormire con te.” il mio tono di voce era più freddo di quanto invece ribollissi dentro. Ero geloso ma nello stesso tempo ammirato dalla spudoratezza di lei. Capivo che se aveva agito così, sfidando il mio giudizio, voleva dire che non aveva saputo resistere. E mi piaceva quando mia moglie non sapeva resistere alla lussuria. Da un certo punto di vista era per quello che l’avevo sposata.
“Scusami, amore. Non ho riflettuto. Ero spaventata. Avevo bisogno di qualcuno.”
Mi sistemai in quello che sarebbe stato il mio alloggio per due settimane e riflettei sulla situazione. Mia moglie aveva un amante. Non era sicuramente il primo ma finora come coppia avevamo sempre fatto finta di niente. Anche lei sapeva per certo che ogni tanto avevo scopato qualche altra donna, ma l’accordo tacito era che tutto doveva rimanere nascosto e non avrebbe influenzato il nostro rapporto. Ora invece la cosa era ben diversa. Lei dormiva e viveva con un ragazzo ben più giovane di noi da qualche settimana ed io ero costretto ad accettarlo. Pensai a quante volte avevano scopato in quei giorni, mentre io ero lontano. Pensai a come poteva scoparla, al vigore del suo corpo giovane sopra quello di mia moglie, e iniziai a masturbarmi all’idea.
Dato che la mia azienda produceva anche sistema di sicurezza la mia villa era dotata di tutti i dispositivi, anche quelli più sperimentali. Potevo dunque entrare nella rete casalinga e controllare le riprese di varie telecamere di sicurezza sparse per la casa e nel parco circostante. Quella prima sera non c’era nulla di interessante in tv e, dopo aver finito la cena che la mia amorevole mogliettina mi aveva portato, aprii il mio computer e osservai l’interno della casa.
Li trovai in salotto. Lei era nuda, appoggiata sulle ginocchia e col volto sul tappeto e il culo in alto. Lui era dietro di lei, piegato sulle cosce muscolose e con le mani che le stringevano i fianchi e ogni tanto le davano una sculacciata. La stava fottendo, con forza e costanza. Vedevo i muscoli guizzanti di lui, il suo corpo da statua greca. Vedevo il cazzo che entrava e usciva. Vedevo l’espressione beata di lei, l’estasi dipinta sul volto di mia moglie. Era totalmente inerme e nello stesso tempo totalmente partecipe nell’essere posseduta da lui.
Cambiarono posizioni e cambiarono stanze. Giravano nudi per casa e scopavano ovunque. Lui la girava e la sollevava come niente. Mi domandai se facessero così tutte le sere. O forse anche tutti i giorni, non avendo altro da fare. Io sborrai più volte mentre li guardavo. Era come se guardassi un film porno e la protagonista era mia moglie come non l’avevo mai vista. Era per certi versi irriconoscibile ma per altri era inequivocabilmente lei e questo mi faceva impazzire.
“Come stai?” mi chiese portandomi il pranzo il giorno dopo.
“Bene. E tu?”
“Bene, bene. Ora che sei tornato sono più tranquilla.”
“E con David, ti diverti?” la provocai.
“Beh, sì. Ma meglio non parlarne.”
“Perché no? Lo sai che questa cosa cambia tutto fra noi.”
“Cosa vuoi dire? No, non cambia tutto. Io ti amo, continuo ad amarti, voglio stare con te.”
“Certo, certo. Ma sessualmente cambia tutto.”
“Perché dici così?”
“Perché io da oggi devo accettare, sono costretto a farlo, che mia moglie possa impunemente scopare con un altro con il mio consenso, che lo voglia o meno.”
“E tu lo vuoi?” mi chiese abbassando lo sguardo.
“Te lo dico fra due settimane.” risposi freddamente ma sapendo di mentire.
In quei giorni dovevo continuare a lavorare ed ero impegnato tutto il giorno con telefonate, videochiamate, email. Il lavoro mi aiutava a passare il tempo e a distrarmi da tutto il resto però mi impediva anche di tenere sotto controllo cosa accadeva in casa. In ogni momento libero entravo nel sistema di sicurezza della casa e li cercavo, sperando fossero inquadrati. Tutte le volte che li vedevo erano nudi. Vivevano nudi. E lui, beata gioventù, era quasi sempre eccitato.
Vidi mia moglie praticargli un lunghissimo pompino mentre lui, quasi indifferente, giocava con la mia playstation. Li vidi uscire in giardino, nei giorni più caldi, e prendere il sole nudi e per poi scopare sull’erba. Li vedevo scopare, in ogni modo, in ogni momento. Ed io mi segavo e venivo tutte le volte.
Poi cominciai a notare qualcosa. Mia moglie ovviamente sapeva dove erano piazzate tutte le telecamere in casa. E notai che, anche durante il più passionale degli amplessi, si girava spesso a guardare verso di loro. Come se le venisse in mente di essere ripresa e come se avesse capito che io la stessi guardando. Dal suo atteggiamento sembrava che questa ipotesi aumentasse il suo godimento.
“Domani finisci la quarantena?” mi chiese mia moglie portandomi l’ennesima cena.
“Sì. Ti dispiace?”
“No. Certo che no.”
“Vuoi che resti qua… finché c’è lui?”
Mi guardò con aria di gratitudine. Era felice che io avessi accettato di buon grado quella situazione.
“No. Voglio che torni in casa… con noi. Se te la senti.”
“Lui che ne pensa?”
“Lui vorrebbe continuare come se tu non ci fossi.”
“E tu? Anche tu vuoi continuare come se io non ci fossi?”
“Io… io voglio continuare come se tu non ci fossi… ma sapendo che ci sei… sarà molto più bello con te a fianco.”
“Vi ho spiato in questi giorni, lo sai?”
“Lo immaginavo. Ma non sarà la stessa cosa.”
Il mattino dopo era autorizzato a rientrare in casa. Erano passati 14 giorni. Non mi ero ammalato.
Entrai in casa. C’era silenzio. Ancora dormivano. D’altronde ieri sera li avevo visti scopare ed ero andato a letto mentre loro erano ancora impegnati. Andai in cucina, mi preparai la colazione.
Mentre stavo mangiando arrivò David. Lo vidi da vicino per la prima volta. Era proprio un bel ragazzo. Capivo bene perché mia moglie impazzisse per lui, oltre che per come sapeva usare quel bel cazzone che aveva fra le gambe. Era nudo, ovviamente. Mi salutò in modo indifferente, come se ci conoscessimo da sempre. Aprì il frigo. Tirò fuori del latte e se ne bevve un po’. Poi rimase lì a fissarmi.
“Ti manca la fica di tua moglie?” mi chiese di punto in bianco.
“Sì…” mormorai.
“Se ti avvicini forse ne puoi sentire ancora l’odore…” disse indicandosi il cazzo penzolante che effettivamente dava l’idea di essere ancora sporco dall’ultima scopata, avvenuta probabilmente pochi minuti prima che lui scendesse.
Mi guardò con aria supponente e strafottente mentre io mi inginocchiavo e avvicinavo il naso al suo cazzo. Inspirai profondamente. Odore di sesso. Odore di cazzo. Odore di sperma secco e umori di donna. Della mia donna. O della nostra donna, a quel punto.
Sentii un rumore alla mia sinistra. C’era lei appoggiata allo stipite della porta. Ci stava guardando. Indossava una vestaglia semitrasparente e sotto era ovviamente nuda. Sorrise. Con la coda dell’occhio notai che il cazzo di David stava acquisendo volume e si stava alzando.
Mi discostai da lui e mi alzai. E andai da lei, ad abbracciarla e baciarla. Finalmente dopo tutti quei giorni. Lei aveva gli stessi odori.
“Vi ho interrotto?” mi chiese lei con tono canzonatorio dopo che finimmo di baciarci.
“No… no.”
“Peccato… poteva essere una variante interessante… non prevista.”
Io guardai lei e poi lui che sorrideva beffardo con il cazzo in piena erezione.
“No… non ancora… per questo non sono ancora pronto…” balbettai ben conscio della tentazione che avevo avuto, della simbologia di un gesto del genere che ben si sarebbe inserita nel tipo di rapporto che stava nascendo fra noi tre.
“Fallo a me, allora.” mi sussurrò lei con voce bassa, spingendomi in basso la testa.
Si aprì la vestaglia e mi porse la sua fica da leccare. Lo feci con golosità, consapevole che stavo leccando lì dove lui l’aveva appena scopata e sborrata.
“Che bello che sei tornato!” mi disse mentre la facevo godere con la lingua. “Non vedo l’ora di farmi scopare con te a fianco e non più dietro una telecamera. Non vedo l’ora che mi baci mentre lui mi scopa, che mi tocchi, che mi lecchi. Non vedo l’ora di farmi scopare da entrambi.”