Il risveglio dopo una notte di stravizi
Mi sveglio in una stanza che non è la mia. In una casa che non conosco. Scendo dal letto. Sono nuda. In penombra non vedo nessuno dei miei vestiti. Sul letto c’è un uomo che dorme. Sento il suo respiro pesante. Esco dalla stanza e nel farlo prendo l’unico capo di vestiario che trovo appoggiato su una sedia. Sembra una camicia da uomo. La indosso. Mi aggiro per la casa in cerca del bagno. Ho un bisogno disperato di pisciare. Mi siedo sul water e mi svuoto. La mia figa la sento provata dalla nottata trascorsa. E non solo quella.
Ah, già, ieri sera ho fatto una piccola pazzia.
Esploro la casa. Sono a piedi nudi e con solo questa camicia che odora di uomo che tengo aperta. È una bella casa, ben arredata, in stile moderno. Nel corridoio di ingresso vedo per terra le mie scarpe col tacco a spillo che portavo ieri sera. Le raccolgo e le porto con me. Trovo la cucina. Ho fame. Cerco qualcosa per fare colazione. Non trovo molto ma qualcosa butto giù, anche solo per togliermi dalla bocca un gusto strano. Gusto che, ripensando a cosa ho fatto questa notte, non è difficile immaginare da dove provenga.
Penso che forse sia anche il caso di lavarmi i denti. Torno in bagno. Ovviamente c’è un solo spazzolino. Con me non ho niente. Non avevo previsto di passare fuori la notte. Esito un momento poi mi dico che dopo quello che ho fatto questa notte non dovrei farmi tanti problemi ad usare lo spazzolino di quell’uomo che dorme di là. La mia bocca è entrata in contatto con cose ben più intime di uno spazzolino da denti. E la sua con le mie, dunque non si offenderà.
Torno in cucina. Vedo la macchinetta del caffè. Da qualche parte ci saranno anche le cialde. Mi metto a cercarle. Intanto sento un rumore provenire dal bagno. Si è svegliato. Sento che si lava. Dove cazzo avrà messo le cialde del caffè? Le cerco ovunque.
Sono in punta di piedi che cerco di arrivare ad un ripiano in alto. La camicia mi sale e sicuramente ho il culetto ben in vista.
“Buongiorno.” sento la sua voce alle mie spalle.
Mi giro. Non faccio nulla per coprirmi. Lascio la sua camicia aperta, appoggiata ai miei seni. Noto che il suo sguardo si fissa sul pelo tra le mie gambe. Sono quei gesti istintivi che ha ogni uomo. Non riesce a non guardare. Di sicuro mentre ero girata mi ha guardato il culo. Lui ha un asciugamano legato in vita. Il petto è nudo. Gli ammiro le spalle larghe, il petto un po’ villoso. È un bell’uomo. L’impressione di ieri sera, seppur mediata dall’alcol che avevo in corpo, non era così sbagliata.
“Buongiorno. Non trovo le cialde per il caffè? Dove sono?”
“Ah, forse le ho finite.”
“Dannazione.”
Rimaniamo a guardarci per qualche istante. Lui è appoggiato allo stipite della porta. Anche lui è a piedi nudi.
“Come va? Dormito bene?” mi domanda.
“Bene. Dormito… poco più che altro.” gli rispondo sorridendo maliziosa.
“Già.” risponde lui sornione.
“Che ore erano? A che ora se ne è andato quell’altro?” gli chiedo.
“Verso le quattro e mezza, forse quasi cinque, credo.”
Ripenso a questa notte. A quando lui ha accompagnato quel ragazzo alla porta. Io mi sono stesa un attimo sul letto. Ero esausta. Lui è tornato in camera. Mi ha trovato così, a pancia in giù e occhi chiusi.
“Senti, ti scoccia, se resto qui a dormire? Sono troppo stanca per tornare a casa.” devo avergli farflugiato quando lui si è seduto a fianco e mi ha accarezzato spostandomi i capelli da davanti al viso.
“Non ti aspetta nessuno?” mi ha chiesto lui mostrandosi premuroso.
“No, mio marito è via per lavoro.” devo avergli risposto, poi credo di essermi addormentata.
Lui si alza, viene a fianco a me. Cerca in un cassetto. E mi mostra del caffè istantaneo.
“C’è questo, se vuoi.” mi propone.
“Ok. Meglio che niente.”
“Se no ci vestiamo e ti accompagno a prenderne uno al bar.”
“No, grazie, mi devo riprendere prima di essere in grado di vestirmi e uscire. Devo anche ritrovare prima tutti i miei vestiti.”
“Se rimani così non mi dispiace.” mi dice con una smorfia mentre mi fissa il pube.
“Mi sta bene la tua camicia?” dico con tono civettuolo roteando su me stessa per fargli vedere anche il culo.
“Sì, molto. Al massimo puoi indossare quelle.” mi suggerisce indicando le scarpe che ho appoggiato lì vicino.
Gli sorrido pensando dentro di me che è proprio un porco vizioso e che ho fatto bene ieri sera a lasciarmi irretire da lui. Accolgo la sua proposta e indosso le scarpe. Mi piace la sensazione dell’essere in casa di un semi-sconosciuto, di prima mattina, seminuda, con le scarpe da sera col tacco a spillo ai piedi. Mi sto già ri-eccitando, nonostante la notte appena trascorsa, o forse proprio a causa di quella.
A suo beneficio esco sculettando dalla stanza, tirando i lembi della camicia con le mani in modo che mi si scopra il culo. In salotto trovo la mia borsa. Frugo dentro e recupero il cellulare. È rimasto acceso. È quasi scarico. Torno in cucina e gli chiedo se ha un caricatore da prestarmi. Me lo dà e lo attacco. Mi metto a controllare i messaggi ricevuti. Probabilmente aggrottò un po’ la fronte.
“Problemi?” mi chiede lui.
“No. Niente. Mio marito che mi dà il buongiorno e una delle amiche di ieri sera che mi chiede se è andato tutto bene.”
Mi dà uno strano brivido nominare mio marito di fronte all’uomo con cui ho scopato tutta la notte. Anzi, con uno dei due uomini con cui l’ho fatto. Non sono una che normalmente fa queste cose. Non sono sempre stata fedele, ma passare la notte con uno appena conosciuto, dopo aver scopato con lui e un altro, è ben al di sopra delle mie abitudini adultere.
“Lo sa tuo marito che hai passato la notte fuori?”
“Gli ho scritto dicendo che forse restavo da un’amica. Ma lui non è a casa. Quindi potevo anche non dirgli niente.”
“E la tua amica cosa sa?”
“La mia amica mi ha visto ieri sera mentre ballavo con te. Ha visto come ci provavi… e ha visto come io ci stavo. Le ho detto che andavo via con te. Non sa che ho dormito qui. E non sa che c’era anche un altro.”
“Cosa le hai scritto?” mi chiede vedendo che digitavo qualcosa in risposta.
“Che è andato tutto bene. E che le racconterò.”
“Le racconterai tutto?”
“Tutto? Quasi… è un’amica fidata.”
“E a tuo marito? Dirai qualcosa?”
“No. O forse sì, ma facendogli credere che è una mia fantasia.”
Mi passa il caffè istantaneo che ha preparato. Non è buono, ma in quel momento sono concentrata su altri tipi di piaceri. Lo beviamo guardandoci negli occhi. Chissà lui a cosa sta ripensando della notte appena trascorsa?
Io ripenso a ieri sera quando ero in quel locale con le mie amiche per una uscita fra donne. Ci siamo messe a ballare, in modo abbastanza sguaiato, tanto da attirare molte attenzioni maschili. Io attirato lui in particolare e non mi dispiaceva per niente. Quando le mie amiche sono tornate a sedersi io sono rimasta in pista. Avevo già bevuto parecchio. Ho ballato con lui, in modo forse troppo sensuale. Ho sentito il suo cazzo premere contro il mio culo.
“Ti va di venire a casa mia?” mi ha urlato lui nelle orecchie dopo che il nostro flirt fisico tra i nostri corpi era andato oltre il normale.
“Solo se mi proponi qualcosa di forte.” gli ho urlato io di rimando cercando di sovrastare la musica. Avevo voglia di giocare. Non sapevo se volevo andare con lui, ma mi piaceva l’idea di rilanciare forse anche nella speranza che mi proponesse veramente qualcosa impossibile da rifiutare. Per avere l’ultima spinta ad osare, a trasgredire.
“Lo hai sentito prima qualcosa di forte.” mi ha risposto lui con una classica battuta squallida da maschio concentrato solo sul suo cazzo. In quel momento mi ha deluso, ma poi per fortuna ha recuperato con gli interessi.
“Intendo qualcosa di forte… mentalmente.” gli ho detto non sapendo neanche io bene cosa volessi.
Lui ci ha pensato un po’ su. Si è guardato intorno. Poi mi ha trascinato fuori dalla pista da ballo. Si è messo dietro di me. Mi ha abbracciato con un braccio e con l’altra mano mi toccava il culo.
“Guardati attorno. Scegli l’uomo che più ti piace. Poi lo facciamo venire con noi. Andiamo a casa mia e ti scopiamo in due. Ti faremo godere come non mai.”
Io mi sono girata e l’ho guardato. Mi è venuto da ridere. Davvero mi stava proponendo una cosa del genere. Uno sconosciuto mi proponeva sesso a tre con un altro sconosciuto. Ma mi aveva preso per una troia? E io cosa volevo fare veramente? Perché l’idea mi eccitava terribilmente? Era perché avevo bevuto troppo oppure lo volevo veramente fare? E cosa me lo impediva? Non avevo nessuno che mi aspettava a casa quella sera.
Poi ho visto quel ragazzo, in quel gruppetto di amici. Giovane, bello. Gliel’ho indicato.
“Lui?”
Ho annuito. Lui si è staccato da me e ci è andato a parlare. Li ho visti girarsi verso di me. Mi ha indicato e il ragazzo mi ha guardato. Ho sentito la fica colare. Volevo farlo. Mi sentivo troia come mai prima.
Sto ripensando a tutto questo e sovrappensiero la mia mano è scesa all’altezza del pube. Sto giocando con i miei peli, li tiro un po’, quelli più in basso. Poi le dita scivolano sul clitoride. Sono eccitata.
“Che fai?” mi chiede lui guardando la mia mano.
“Niente… ripensavo a ieri sera.”
“Anche io.” mi risponde e sposta un po’ l’asciugamano scoprendosi il sesso che è mezzo rigido.
“A cosa pensavi?” gli chiedo.
“A quando hai accettato di venire da me, insieme all’altro. Non ci speravo. Pensavo che stessi solo giocando, che alla fine ti saresti tirata indietro.”
“Quando hai capito che invece facevo sul serio?”
“Quando fuori dal locale ti sei fatta mettere la mano tra le gambe da lui. E lì secondo me hai avuto un orgasmo, l’hai dissimulato ma secondo me hai goduto. Quando lui ha tirato via la mano l’ho vista tutta bagnata. Lì ho capito che non ti saresti fermata, che volevi godere tutta la notte.”
“E se invece mi fosse bastato quell’orgasmo?” gli chiedo provocandolo.
“No. Per voi donne non è così, almeno per quelle come te. Può essere difficile portarvi al primo orgasmo, ma quando iniziate a godere non vi basta mai. Noi uomini invece godiamo e scappiamo, un orgasmo già ci sembra tanto, non siamo pronti subito per averne un altro e quindi ci accontentiamo.”
“Non mi sembra che tu ti sia accontentato stanotte.”
“Quando troviamo una come te capiamo che possiamo strafare anche noi.”
Inizia a squillare il telefono. Lo guardo con terrore. È mio marito. Rispondo facendo segno a lui di stare in silenzio. Mi sta chiamando per un problema nostro relativo alla casa, una cosa noiosa. Lo ascolto controvoglia, probabilmente faccio una espressione scocciata.
L’uomo davanti a me si alza dalla sedia e poi si inginocchia venendomi vicino. Ha il viso all’altezza del mio pube. Io lo fulmino con lo sguardo. Che intezioni ha? Lui alza lo sguardo. Ha una espressione a metà tra l’implorante e il perverso. Apre la bocca e l’avvicina alla mia figa. Ma non mi tocca. Mi guarda. Aspetta il mio ok. Mio marito sta parlando. Non riesco a seguirlo ma gli faccio dei mugolii di assenso.
Appoggio una mano alla nuca di lui e gli spingo la faccia contro la mia figa. Me la mangia. Oddio se è bravo. Bravo come stanotte. Come quando me l’ha leccata mentre l’altro mi era entrato dietro. Solo il pensiero mi fa sbrodolare di nuovo. Fatico a contenermi per non farmi sentire da mio marito.
Poi un colpo di fortuna. Mio marito mi informa che è arrivato il suo collega. Deve andare. Ne riparleremo dopo. Metto giù. E mi lascio andare. Godo, godo e gli inumidisco la barba con i miei umori.
“Vuoi ricambiare?” mi domanda con un sorrisetto quando si rialza e mi bacia con la bocca sporca di me.
“No.” gli rispondo decisa ma non gli do tempo di rimanere deluso. “Voglio che mi scopi.”
Gli afferrò il cazzo e lo guido dentro di me. Così, in piedi, appoggiata al suo mobile della cucina. Entra come niente. Sono un lago.
“Sei proprio una troia.” mi mugugna nell’orecchio mentre si spinge più che può dentro di me con affondi decisi.
Una troia. Quante volte me l’hanno detto stanotte. Lui e l’altro. Troia e tutte le sue varianti. Me l’hanno detto mentre succhiavo il cazzo a uno e l’altro mi scopava. Me l’hanno detto mentre uno si faceva leccare il culo e l’altro lo leccava a me. Me l’hanno detto mentre mi sodomizzavano. Me l’hanno detto mentre erano entrambi dentro di me.
“Sarà meglio che vada.” dico dopo un po’, dopo che mi sono ripresa. Devo avere un aspetto sfatto. Spettinata, trucco colato, sporca ovunque di sperma secco.
“Vuoi farti una doccia, prima?” mi chiede gentile.
“No.” gli rispondo stupendolo e forse apparendogli come una persona sporca, ma gli spiego: “La farò a casa. Mi piace l’idea di andare a casa ancora sporca da questa notte… e da questa mattina.”
Mi guarda sorridendo. Non mi dice che sono una troia, ma lo pensa.
Vado a rivestirmi. Sarà molto strano uscire a quest’ora vestita come ero vestita ieri sera. Mi rimetto la minigonna, la canottiera e il coprispalla. Mi fa uno strano effetto vedermi così con la luce. Ma come ero uscita ieri sera? Sembravo una in cerca di sesso. Una pronta ad andare con due sconosciuti… ops.
“Senti, hai visto le mie mutandine?” gli chiedo ricomparendo in cucina. Lui è lì che beve, nudo.
“Sì.” mi risponde serafico e non aggiunge altro.
“E dove sono?” gli chiedo un po’ spazientita.
“Non ne ho idea.”
“E allora dove le hai viste?”
“L’ultima volta che le ho viste eravamo in auto, te le eri tolte, le avevi infilate in bocca all’altro tipo e gli avevi detto che poteva tenerserle. Lui poi se le è infilate in tasca.”
“Cazzo. È vero.”
Ripenso alla scena. Ma avevo veramente bevuto così tanto ieri sera? Possibile che fossi io quella che si è comportata in quel modo. Ero io. Ero io e mi eccita pensarlo.
Devo tornare a casa vestita così e senza mutande. Non sarebbe un problema se non che già sono eccitata da matti, senza niente sotto rischio di non contenermi.
“Vuoi che ti accompagni?”
“No grazie. Faccio da sola.” glielo dico più che altro perché devo chiudere con questo tizio, se me lo porto a casa qui non finisce più.
“Ti chiamo un taxi, allora?”
Annuisco. Raccolgo le mie ultime cose e le metto in borsetta. Faccio un ultimo giro per la casa. In ogni stanza mi balenano in mente le posizioni in cui mi hanno scopata. Finisco con la camera da letto. Il letto è veramente sfatto. Un campo di battaglia.
Sento lui che parla. Sta dando il suo indirizzo alla compagnia dei taxi. Sento che chiede conferma che in due minuti il taxi sarà qui sotto. Vado alla porta. Gli mando un saluto con un bacio. Lui mi fa cenno di aspettare. Al telefono correggono: cinque minuti. Lui mette giù. Io ho già aperto la porta. Lui è nudo.
“C’è tempo per un ultimo saluto.” mi dice lui sornione.
Io capisco e mi inginocchio. Sono lì a metà nel pianerottolo e a metà dentro casa sua, con la porta aperta. Lui è nudo e io in ginocchio. Ho il suo cazzo in bocca.
Sono lunghi cinque minuti di pompino. Si concludono con lui che si svuota dentro di me.
“Vai. Non farlo aspettare.” mi dice.
Scendo le scale deglutendo la sua sborra. Salgo sul taxi dimenticandomi come sono vestita e facendo un gesto che secondo me fa vedere tutto al tassista. Mi piace l’idea che mi abbia visto. Faccio il resto del viaggio con le gambe aperte. Non mi vede nello specchietto ma mi basta pensare che ho la figa all’aria per eccitarmi ancora.
Mi serve una lunga doccia, per lavare via tutto. Lo sporco che ho in mente e quello sulla pelle. Torno quella di prima. La mogliettina perfetta. Mio marito non sospetterà niente. Speriamo non si ricordi di chiedermi di quelle mutandine, erano le sue preferite. A proposito andiamo a rimettere le cose nella mia borsa normale, non in quella da sera.
Sposto il portafoglio e tutto il resto. Nel farlo cade per terra un foglietto. Non lo riconosco. C’è un numero di telefono scritto sopra. Me lo deve avere messo lui di nascosto. Dannazione. Devo strapparlo subito. Devo vincere la tentazione.
Lo brucio col fuoco del fornello.
Poi prendo in mano il telefono. L’ho fissato per un minuto. Il numero ce l’ho in testa. Lo digito.
Lo salvo.
Bello! Mi è piaciuto. L’idea di una donna che esagera è veramente eccitante…
La vorremmo incontrare tutti una donna così…. Qualcuno vorrebbe fosse la sua.
Grazie
Grazie. Penso che le donne siano più interessanti e affascinanti dal punto di vista erotico perché hanno più “spazio” per esagerare se vogliono. E dici bene riguardo al fatto che sia la propria o meno.
Bel racconto. Scrivi benissimo. se ti va leggi anche i miei racconti per qualche consiglio? Saluti 🙂
Grazie. Li leggerò anche se non so se sono titolato per dare consigli, ma ti faccio sapere.
Gentilissimo. Buona scrittura 😊