E’ tornata più aperta

I – lui

“ciao, dove siete?” chiamavo dall’ufficio la mia ragazza, in vacanza in grecia con una amica.

“siamo in spiaggia. è bellissimo.”

“beate voi. io sono qui a lavorare.”

mi feci raccontare di come era andato al viaggio e dove erano sistemate. ad un certo punto la mia ragazza mi fece una domanda:

“senti, volevo chiederti una cosa. la sara si è… ehm… spogliata. volevo sapere se tu avevi qualcosa in contrario se lo faccio anche io.”

“spogliata. in che senso?”

“è nuda. sai in questa spiaggia è consentito. non l’ho mai fatto, ma mi stuzzica l’idea di prendere il sole tutta nuda. che ne dici?”

“ma… siete da sole? non c’è nessuno in spiaggia?”

“no, no, c’è gente.”

“e come sono? tutti nudi?”

“no. alcuni sì, alcuni no.”

“ma ci sono anche uomini nudi?”

“eh, certo. cosa vuoi che sia una spiaggia di sole donne?”

“e tu vorresti stare nuda davanti a degli sconosciuti?”

“ma è proprio perchè sono sconosciuti che non ci sono problemi. ho capito. ho fatto male a chiedertelo. sei il solito geloso. ti pensavo di mentalità più aperta.”

II – lui

abbiamo litigato al telefono. lei mi ha fatto capire che l’avrebbe fatto comunque, anche senza il mio permesso. poi, perfida, mi ha informato che lì vicino a loro c’erano dei ragazzi spagnoli, che non erano niente male, e con cui pensavano di fare conoscenza.

mentre io le urlavo inutilmente dietro lei si era messa a descrivermi gli organi sessuali di questi ragazzi. a quanto pare ce n’era uno depilato e al di fuori della norma, parole testuali.

ero incazzatissimo. e, con mia sorpresa, eccitatissimo. dovetti andare in bagno a farmi una sega.

III – lui

la telefonata serale si trasformò ben presto in un’altra litigata. lei sembrava ritrosa a raccontarmi altre cose, probabilmente perchè sapeva della mia reazione.

io fui veramente stronzo e la trattai male. lei per ripicca mi fece capire che se continuavo peggioravo la situazione e l’avrei autorizzata a prendersi “maggiore libertà”.

questo non mi fece tornare sui miei passi. anzi, mi ritrovai, quasi inconsciamente ad insistere, quasi spingendola ad attuare le sue minacce.

dopo la telefonata, conclusasi con una vaga promessa di corna, andai nuovamente in bagno a masturbarmi. pensavo a lei. attorniata da uccelli iberici.

IV – lui

il giorno dopo quando ci sentimmo stava piangendo. era disperata. si sentiva in colpa. disse che non riusciva a tenerselo dentro. il rimorso la uccideva. mi aveva tradito. con lo spagnolo dal cazzo depilato.

ascoltai in silenzio. intanto la mia mano faceva su e giù attorno al mio pene.

rimase basita dalla mia reazione.

“non sei incazzato? non mi vuoi lasciare?” mi chiese singhiozzando.

“no.” fu l’unica cosa che dissi.

“come no?”

“raccontami cosa avete fatto.” sussurrai.

V – lui

“sei sicuro di non essere impazzito?” mi chiese il giorno dopo, all’inizio della telefonata. “non è che quando torno mi fai fuori?” scherzava, ma non troppo.

“non so cosa dirti. ho scoperto che sapere che mi tradisci mi eccita. però voglio sapere tutti i dettagli. non mi devi nascondere nulla.”

non sembrava convinta. dovetti insistere. la situazione sembrava paradossale.

mi raccontò come aveva spompinato quel ragazzo, alla sera in spiaggia. come poi lui l’aveva scopata e come l’aveva riempita con quel cazzone enorme, a sentire le descrizioni.

“mi ha chiesto una cosa, per domani sera, prima che lui parta. non so se posso accontentarlo.”

“cosa ti ha chiesto?”

“il culo.”

VI – lui

“il culo a me non l’hai mai dato.”

“appunto. per questo te l’ho chiesto. gli dirò di no.”

“perchè? tu non vorresti darglielo?”

“beh, io, forse… se fosse per me.”

“daglielo.”

“sei sicuro?”

“hai paura per le dimensioni?”

“no, quello no. mi sembra ci sappia fare. poi sara mi ha…” sì blocco. sembrò mordersi la lingua.

“ti ha… cosa?”

“mi ha prestato una cosa per… allenarmi.”

“quindi avevi già deciso.”

“beh, mi portavo avanti col lavoro, nel caso fossi d’accordo…”

VII – lui

nel viaggio dall’areoporto a casa si alternarono silenzi imbarazzati a racconti vaghi sulla vacanza appena trascorsa. nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare l’argomento. il trovarci a faccia a faccia rendeva le cose più difficili, a differenza delle telefonate.

in realtà anche per telefono non ne avevamo più parlato. lei dal giorno dopo non mi aveva detto niente. io non avevo chiesto. qualcosa era successo ma non mi aveva reso partecipe. io da un lato avevo timore a chiedere e dall’altro il non sapere, il rimanere con i dubbi, l’immaginarsi chissà quali cose mi rodeva dentro ma mi eccitava a dismisura. probabilmente lei aveva capito questo mio stato d’animo e si era adeguata volentieri.

in quel momento però ce l’avevo di fronte e la trovavo più sexy che mai e volevo sapere. aveva un’aria diversa. sembrava più spavalda, più sicura di sè, più provocante. aveva le gambe nude e una canottierina tesa sui seni. ogni tanto mi distraevo dalla guida per guardarla.

quando salimmo le scale di casa le guardai da dietro il culo, fasciato nei pantaloncini aderenti e pensai che quelle chiappe avevano accolto qualche giorno prima il sesso di uno sconosciuto. il mio, di sesso, non ne voleva sapere di rilassarsi.

VIII – lui

“come devo fare?” le chiesi mentre le spalmavo la crema che mi aveva passato.

“spingi lentamente ma deciso. non fare movimenti bruschi. dopo che sei entrato fai avanti e indietro in modo dolce. ti dirò io quando aumentare la profondità, ma te ne accorgerai.”

“quanto era più grosso?” domandai con la punta del mio pene appoggiata sul suo sfintere anale.

“ma ti pare il momento di una domanda del genere? che cazzo te ne frega, scusa? il fatto che fosse più dotato non mi fa rifiutare di essere inculata anche da te, no? anzi, se non c’era lui probabilmente non lo staremmo facendo.”

“dimmi solo com’era.”

“uff… era lungo, era grosso. era durissimo. era anche molto bello da vedere, senza neanche un pelo. sei contento?”

“sì…” cominciai a spingere. mi stupì la facilità con cui mi accolse.

IX – lui

“mi pare che abbia giovato anche al nostro rapporto, e poi mi sembrava che ti piacesse la situazione.” lei stava cercando di spiegarmi perchè avrebbe continuato a mettermi le corna, anche tornata dalla vacanza.

“sì, va bene, però là eri in vacanza. io non potevo fermarti. così è un po’ diverso.”

“senti minacciato il tuo ruolo di maschio dominante?” disse lei in tono canzonatorio. “lo sai bene che quando VOGLIO mi faccio dominare” fece una risata. “su, dimmi la verità. mi preferisci ora, adultera e disinibita, o come ero prima, frigida e fedele?”

venne a baciarmi. nel farlo mi tastò con la mano il pacco, in completa erezione.

“ho avuto la risposta.”
disse sorridendo. “non aspettarmi sveglio. non so a che ora torno. ciao.” mi diede un bacio in fronte.

la osservai uscire di casa sculettando, in stivali, calze a rete autoreggenti e minigonna. io rimasi a casa a farmi una sega.

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