Ubriachezza

Quando l’aver bevuto troppo fa superare i limiti le conseguenze possono essere irreparabili, ma anche piacevoli.

Alcuni giorni di vacanza in una casa in collina di uno di noi. Eravamo tre coppie più due amiche e un amico single. Qualche giorno di relax in compagnia. A bere, mangiare, chiacchierare e fare qualche giretto. Io ero lì con la mia fidanzata Valentina.

Era l’ultima sera. Avevamo cenato nel patio davanti alla casa e poi eravamo rimasti lì a parlare e bere. E si era fatto tardi, molto tardi. La maggior parte di noi aveva pian piano dato forfait ed era andata a letto. Alla fine gli ultimi superstiti eravamo rimasti io e Katia, la fidanzata di Beppe.

Eravamo entrambi piuttosto ubriachi. E avevamo ancora una bottiglia e due bicchieri in mano. Eravamo seduti su due siede a sdraio. Guardavamo il cielo stellato e scherzavamo tra noi come due scemi. Ci prendeva spesso la ridarola.

“Versa, versa.” disse Katia allungandomi il bicchiere.

“Oh, è finito.” dissi io non centrando il bicchiere con l’ultimo residuo di vino.

Ridemmo. Poi mi alzai per cercare un’altra bottiglia. Feci fatica a reggermi in piedi e a camminare dritto.

“Devo pisciare.” comunicai a Katia come se le potesse interessare.

Lei rise.

“Non posso andare su a farla. Sveglierei tutti.” dissi dimostrando di avere ancora un po’ di razionalità. “Vado nel bosco.” dissi deciso.

“Attento al lupo.” mi disse mentre mi allontanavo.

In realtà andai semplicemente dietro all’albero che c’era davanti alla casa. Poi tornai barcollante verso Katia, che mi guardava sorridente e che stava continuando a provare a bere dal bicchiere vuoto.

“Fammelo vedere.” mi disse quando arrivai vicino a lei.

“Cosa?”

“Hai pisciato?”

“Sì.”

“E allora fammelo vedere.”

“Cosa?”

“Il cazzo.” biascicò Katia ridacchiando.

“Perché?” risposi io che non mi ero del tutto reso conto della sua richiesta.

“Fammelo vedere.” ripeté Katia.

“Cosa?” risposi io.

“Il cazzo.”

Scoppiammo tutti e due a ridere. Tra me e Katia non c’era mai stato nulla di sessuale anche se io la consideravo la più provocante tra le nostre amiche. E a volte mi era sembrato di piacerle.

“Perché?”

“Il cazzo.” ripeté non rispondendo alla mia domanda. Eravamo proprio poco lucidi entrambi.

“Sì, ma perché?” nella mia mente in quel momento non sembrava strano o inopportuno che glielo facessi vedere, volevo solo sapere il perché.

“Valentina ci ha detto che ce l’hai grosso.” mi rispose finalmente.

“Ha detto questo? Parlate di questo?”

“Sì. Voglio vedere se è vero.”

Ridemmo.

“Non vuoi che cerchi un’altra bottiglia di vino?”

“No. Voglio vedere il tuo cazzo.”

Rimasi in piedi davanti a lei alcuni istanti. Poi iniziai a slacciarmi i pantaloni e lo tirai fuori. Era ancora umido di urina e lo lasciai penzolare fuori, illuminato dalla lampadina sopra alla porta della casa. Katia si tirò su appoggiandosi ai braccioli della sedia a sdraio e si sistemò gli occhiali come per vederlo meglio.

“Ma perché è così?” chiese.

“Così come?”

“Così… verso il basso.”

“Eh… perché è moscio.”

“Come moscio? Ma è grosso come quello di Beppe quando è duro.”

“Sì, ma è moscio.”

“Io lo voglio vedere duro.”

“Sono ubriaco… non so se mi riesce.”

“Sì, dai, vieni qua.”

Per un attimo ebbi un barlume di razionalità che mi consigliò di fermarmi in tempo, ma sparì in fretta. Feci un passo avanti e Katia si tirò ancora più su. Me lo prese in bocca, così, come fosse naturale.

Ci impiegò un po’ a farmelo rizzare. Però era brava e sembrava succhiarmi il cazzo con vera passione, per cui ce la fece. Poi lo guardò.

“Pensavo crescesse di più.” disse. Poi rise.

“Quindi Valentina vi ha ingannato?”

Katia mise il suo braccio vicino al mio cazzo dritto, come per paragonarlo.

“No, beh, è grosso. Molto grosso. Dovrei provarlo per capire.”

Io risi. Poi rise anche Katia. Ci fu forse un momento di imbarazzo perché entrambi per un attimo ci rendemmo conto di cosa stavamo facendo e di cosa avremmo potuto fare.

“Forse è meglio se ci beviamo su.” dissi.

“Bravo. Qui c’è il mio bicchiere.”

“Ma qui fuori non c’è più vino. Forse c’è una bottiglia dentro.”

“Dai torniamo dentro. Aiutami che non mi reggo in piedi.”

“Ok.” le dissi andando verso di lei.

“Sì, ma rimettitelo dentro.” mi disse indicando il mio cazzo che ancora penzolava fuori dai pantaloni. Io guardai in basso e mi misi a ridere. Anche Katia rise mentre la aiutavo ad alzarsi e la sorreggevo fino alla casa.

Entrammo. Lei si andò a sedere su un divano del salone. Io andai in cucina e ne uscii con in mano una bottiglia. Feci per versarne il contenuto nei nostri bicchieri e mi accorsi solo in quel momento che era vuota. Scoppiai a ridere per quanto ero stato coglione. E da quanto risi persi l’equilibrio e cascai sopra a Katia che a sua volta stava ridendo stesa sul divano. Finimmo con i nostri visi a pochissimi centimetri l’uno dall’altro.


“Aaaah, aaaah!!!”

Sentii qualcuno urlare. Mi svegliai. Dov’ero? La testa mi scoppiava. Il corpo era anchilosato.

“Che cazzo hai fatto? Stronzo!”

Una voce mi urlava nelle orecchie. Qualcosa mi colpì sul braccio. Aprii gli occhi e accecato dalla luce misi a fuoco la mia ragazza lì al mio fianco. Sembrava incazzata.

“Che… che c’è?” bofonchiai e cercai di alzarmi. Lei mi stava ancora colpendo e gridava urlando e piangendo.

Non riuscii a fare neanche un passo che finii steso a terra. Il motivo fu, oltre alla testa che mi girava, il fatto che avessi pantaloni e mutande alle caviglie che mi impedivano i movimenti.

Intanto altre persone gridavano. Una voce maschile stava dando della puttana a qualcuno.

Ci impiegai un po’ a ricollocarmi nel mondo e a ricostruire la situazione che era la seguente: i nostri amici, inclusa la mia ragazza Valentina e il ragazzo di Katia, Beppe, si erano svegliati ed erano scesi dalle camere da letto che stavano al primo piano fino al salone al piano terra. Lì avevano trovato me e Katia che dormivamo avvinghiati sul divano, entrambi nudi dalla cintola in giù. Da lì erano nate le urla e le accuse di adulterio.

Insomma la vacanza finì a schifio per tutti. Io e Katia provammo a discolparci ma era difficile visto come ci avevano trovati. E inoltre era difficile difenderci perché di fatto io non ricordavo cosa fosse successo. Davvero avevamo scopato fra noi? Ricordavo che le avevo fatto vedere il cazzo, ricordavo anche che lo aveva preso in bocca. Ma poi? Le ero finito sopra, sul divano, ci eravamo messi a ridere, avevamo scherzato. Ma poi? Buio totale.

Anche Katia sostenne di non aver fatto niente con me e comunque di non ricordare nulla. Dicemmo solo di esserci ubriacati e che se anche era successo qualcosa era successo senza la nostra capacità di intendere e di volere.

Un po’ ci credettero, un po’ dovettero smorzare i toni per non rovinare definitivamente vacanza, amicizie e rapporti. Ma di fatto fu quello che successe.


“Oh, come va?” dissi a Katia un giorno incontrandola per caso in centro.

“Uhm, bene. Cioè insomma come al solito.”

Ci fu un momento di imbarazzo. Era da mesi che non ci vedevamo, da quella sera in collina. Avevo sentito dire che si era mollata con Beppe. Così come me che ero stato lasciato da Valentina, dopo un mese in cui lei aveva provato a riacquistare la fiducia in me.

Chiacchierammo un po’. Del più e del meno.

“Posso dire che i nostri partner sono stati un po’ stronzi a punirci per quella storia?” le dissi ad un certo punto.

“Sì. Per una scappatella senza nessun significato, da ubriachi.” convenne lei.

“La gente dà troppa importanza alla fedeltà sessuale, secondo me.”

“Sono d’accordo. Ma comunque tra me e Beppe sarebbe finita comunque. Cioè alla fine mi sono detta che forse il mio inconscio ha fatto quello che ha fatto per qualche motivo. E prima o poi lo avrei fatto comunque.”

“Sì, beh, anche io mi sono detto che comunque con Valentina non sarebbe durata per altri motivi. È stato solo un pretesto.”

“Esatto.”

“Però alla fine c’è una cosa che io non ho ancora capito.”

“Cosa?” mi chiese Katia.

“Ma noi, quella sera, cosa abbiamo fatto? Lo abbiamo fatto? Io proprio non mi ricordo.”

Lei mi guardò sorniona con quei suoi occhioni e increspò le labbra voluttuose in un sorrisetto.

“Anche io non mi ricordo. Però c’è una cosa che mi ha fatto capire che mentre ero lì che giuravo a Beppe di non aver fatto niente con te, gli stavo raccontando una bugia.”

“Cioè?”

“Cioè sentivo quel fastidio inconfondibile… al culo…”

“In che senso?”

“Beh, dopo che qualcuno ti ha sodomizzato con poca delicatezza si continua a sentire dolore e indolenzimento per un po’…”

“Cioè vuoi dire che…”

“Sì.”

“… che lo abbiamo fatto e che io ti ho…”

“Mi hai inculato. Sì.”

Rimasi a guardare Katia sorpreso dalla notizia. Da un lato ero divertito, dall’altro mi sentivo in colpa nei suoi confronti. E mi stavo eccitando. Avevo inculato Katia, anche se non me lo ricordavo. Ero entrato in quel suo bel culo che diverse volte avevo osservato con golosità.

“Scusami.” mormorai.

“E di che? Te l’avrò chiesto io probabilmente.”

“Ma eri ubriaca.”

“Ubriaca forse, ma sempre zoccola.” ridacchiò.

“Cazzo…” dissi sospirando a mezza voce.

“Cosa c’è?”

“No, niente. Cioè ho realizzato un sogno erotico e neanche lo sapevo.”

“Il mio culo era un tuo sogno erotico?”

“Beh, sì.”

“Grazie. Lo prendo come un complimento.”

Non le risposi e rimanemmo qualche istante in un silenzio imbarazzato.

“Senti, hai da fare adesso?” mi chiese Katia.


“Ecco. Così. Piano.” mi disse Katia mentre era posizionata a pecorina sul suo letto e con una mano mi reggeva il cazzo e lo guidava dentro di sé.

La mia cappella superò lo sfintere e si infilò in mezzo a quelle stupende chiappe abbondanti. Lei ansimò.

“Da ubriaca mi sa che è stato più facile… ci credo che avevo male il mattino dopo.”

“Eh, forse non ero stato tanto delicato…”

“Ma Valentina come faceva?”

La mia asta entrò fino a metà nel culo di Katia. Tornai un po’ indietro per abituarla. Poi spinsi di nuovo.

“Non faceva. Non mi ha mai concesso di scoparla nel culo.”

“Ah, che stronza. Con noi faceva la donna di mondo. Ci parlava del tuo cazzone e diceva che facevate di tutto…”

Avanti e indietro, con movimenti sempre più ampi e un po’ più rapidi.

“Va bene così?” chiesi premuroso a Katia.

“Mmh, sì… oddio, sì.”

“Devo essere delicato?”

Katia ondeggiò la schiena e sculettò. Spinse il suo culo all’indietro per farsi penetrare meglio. Sembrava indemoniata.

“No, cazzo, no. Sbattimi! Sfondami col tuo cazzone!”

Non mi trattenni più. Abusai del suo buco del culo mentre le schiaffeggiavo le chiappe. Poi lei crollò stesa in avanti ed io su di lei. Le morsi il collo svuotandomi dentro di lei che urlava di piacere.


“Posso confessarti una cosa?” mi disse Katia mentre mi rivestivo.

“Dimmi.”

“Io quando ci hanno beccato seminudi quella mattina ero quasi contenta. Ero stufa di Beppe e del suo cazzetto. E non mi dispiaceva aver reso cornuta Valentina.”

“Sei un po’ stronza, tu.”

“Sì, me lo dicono spesso. Per te è un problema se sono stronza?”

“Dipende. Che tipo di rapporto abbiamo io te, adesso?”

Katia fece la faccia pensierosa, ma sembrava recitare.

“Amici.”

“Solo amici?”

“Trombamici, forse meglio.”

“Ah. Ecco. Pensavo volessi metterti con me.”

“Uhm. No. Senza offesa ma non mi sembriamo compatibili. Come amici sì, ma come fidanzati non credo. Poi c’è già uno con cui sto uscendo in questo periodo.”

“Ah. E però ti fai scopare da me.” commentai sarcastico.

“Sì. Te l’ho detto che sono un po’ stronza.”

“Ok. Allora rimani così. A me va bene.”

“Era proprio quello che pensavo.” concluse Katia.

Io ero in piedi ai piedi del letto, stavo per rivestirmi. Lei era ancora nuda e si tirò su gattonando fino a dove ero io. Prese il mio cazzo in bocca e mi fece un sontuoso pompino, condito da un suo dito che infilò tra le mie chiappe provocandomi per la sorpresa un orgasmo rapido che le scaricai in bocca. Alla mia trombamica stronza.

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