Punizione sperata

Provocazioni di coppia, un gioco delle parti per giungere al piacere comune.

Sto guardando la televisione quando lei rientra. Mi saluta. Colgo subito un tono di voce allegro. Entra in salotto. Mi guarda e sorride. La guardo. È vestita sexy. Tacchi alti e gonna corta. Sembra voglia dirmi qualcosa, ma si limita a sorridere. Sembra euforica, soddisfatta. La studio meglio. Vuole comunicarmi qualcosa.

Va in cucina. Mi alzo e la seguo. Mi fermo sulla porta e la osservo. Beve un bicchiere d’acqua.

“È il primo che bevo stasera.” mi dice sottointendendo che per il resto ha bevuto solo bevande alcoliche.

Ecco cos’ha. È brilla. Quasi ubriaca. Ma non è solo quello. Ha una strana espressione, compiaciuta e beffarda. La osservo ancora e poi capisco.

“Hai scopato.” dico sicuro.

La mia non è una domanda, è una affermazione convinta per farle capire che riesco a capirla solo osservandone il comportamento. Lei non mi risponde, ma sorride ancora di più. Poi si avvicina a me. Fa una faccia da porca e poi mi mette una mano dietro la nuca e mi stampa un bacio in bocca con la lingua.

Subito non capisco il messaggio che vuole mandarmi. Poi sento qualcosa. Un sapore strano.

Mi stacco e la guardo negli occhi. Non sono scandalizzato. Anzi sono orgoglioso di quanto è diventata porca e di come gioca con me.

“Gliel’ho succhiato mentre mi riportava qui.” mi spiega come fosse la cosa più normale del mondo.

Poi tira fuori la lingua, in segno di scherno. Io resto impassibile. Poi con un gesto rapido la sorprendo. Mi fingo incazzato e le piazzo una mano sotto la gonna una sul collo, come se la aggredissi ma è un gioco che facciamo spesso. Mi blocco. Non ha niente sotto la gonna.

“Sei uscita senza, troia?” le chiedo con un finto tono inquisitorio.

“No. Me le ha strappate.”

La giro e la piego sul tavolo. Le alzo la gonna. Le do uno schiaffo sul culo.

“Sei una puttana!” urlo.

“Sì!” risponde lei fieramente.

Tiro fuori il mio cazzo, durissimo. Glielo punto contro il buco posteriore.

“Adesso ti inculo.” le annuncio trionfante.

“No. In culo no.” mi risponde lei.

Ho una esitazione. Capita spesso che quando facciamo sesso anale lei si finge contraria perché la eccita la finzione di essere presa contro voglia, con una sodomizzazione brutale. Ma quando giochiamo così ha un modo diverso di pregarmi di non farlo.

“Davvero?” le chiedo preoccupato.

“Sì. Davvero. In culo no. Stasera no.” mi dice portando una mano dietro per fermarmi. Sta dicendo sul serio.

“Perché?”

Lei si tira su. Mi guarda e sorride. Siamo rientrati nel nostro gioco delle parti. Non mi risponde, si divincola e corre via ridendo. Le corro dietro con i pantaloni a mezza gamba.

La raggiungo in camera. La blocco contro l’armadio e le infilo di nuovo una mano fra le gambe. Inizio a masturbarla. Lei inizialmente cerca di fare resistenza, poi si scioglie, anche come espressione del viso. La stringo tra il mio corpo e l’armadio. Le parlo nell’orecchio.

“Ora tu mi dici perché non vuoi che ti scopi nel culo.”

Lei assume una espressione da vittima, da chi è stato colto in flagrante, da chi è costretto a confessare. E con la sua voce dolce e innocente inizia a giustificarsi.

“Perché… mi fa male… è stato usato già troppo stasera.”

“E chi lo ha usato?”

“Quello che mi ha portato a casa… e un suo amico.”

“In due? Ti hanno scopata in due?”

“Sì.”

“Tutti e due nel culo?”

“E tu perché glielo hai permesso? Sei la mia ragazza, non dovresti andare in giro a dare il culo al primo che capita.”

“Ma… mi piacevano. E ormai avevo detto che mi piaceva il sesso anale… non potevo tirarmi indietro.”

“E quando glielo avevi detto?”

“Prima… durante l’aperitivo.”

“L’hai detto così? Davanti a tutti?”

“Sì… forse avevo già bevuto un po’ troppo.”

“E questi due chi erano?”

“Uno era un amico di Elena, l’altro un suo amico.”

“E dove ti hanno scopato?”

“A casa del secondo. Che poi è quello che mi ha riaccompagnata.”

“Cioè sei andata via con loro? Ti sei fidata?”

“Sì, avevo chiesto ad Elena. Mi ha detto che potevo fidarmi. Anzi mi ha consigliato di farlo.”

“Quindi Elena sa che mi hai messo un bel paio di corna?”

“Beh… sì…”

“Perché lo dici con questo tono?”

“Perché… nel senso, non solo Elena lo sa.”

“Cosa vuoi dire?”

“Che sono andata via con loro è stato palese un po’ per tutti.”

“Quindi tutti sanno che io sono un gran cornuto?”

“Sì… mi spiace…”

Mi finsi arrabbiato. Certo, razionalmente lo ero anche, ma l’eccitazione che tutto il comportamento della mia ragazza mi generava spazzava via ogni minimo amor proprio e desiderio di mantenere pubblicamente una immagine per bene. Mi eccitava che lei fosse così porca e mi eccitava essere umiliato in questo modo. Ma mantenni la parte in commedia.

“Devi essere punita per questo tuo comportamento.”

“Hai ragione. Mi sono comportata male.” piagnucolò lei.

“Ora ti lascerai fare tutto quello che voglio, senza poterti opporre.”

“Va bene, padrone… e cosa mi farai?”

Ansimai e mentre continuavo a masturbarla la baciai sul collo.

“Voglio riprendermi ciò che mi spetta. Ti scoperò nel culo.”

Lei fece un gridolino di paura. Ma poi non riuscì a nascondere un sorrisetto e sussurrò la verità, uscendo un attimo dal personaggio.

“Proprio quello che speravo…”

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