Non si resiste alle tentazioni
Andai in cucina per fare colazione. Mi ero messo un paio di boxer perché non potevo più svegliarmi e girare nudo per casa. Da alcuni giorni, infatti, io e Chiara ospitavamo Anna, una sua grande amica che aveva avuto un po’ di problemi. Aveva perso il lavoro e nello stesso tempo si era finalmente decisa a mollare il suo fidanzato ossessivo. Con lui aveva sviluppato un rapporto tossico e Chiara l’aveva appoggiata in questa decisione e aveva deciso di aiutarla ospitandola dato che Anna non avrebbe avuto altre alternative. Aveva convinto anche me, anche se non ero certo contento di avere una estranea per casa per chissà quanto, ma la situazione di Anna meritava un aiuto da parte nostra.
Chiara era già uscita per andare a lavorare. Io a Anna invece rimanevamo a casa, io perché lavoravo spesso da lì e Anna perché non aveva niente da fare fin quando non fosse riuscita a trovare un nuovo lavoro. Peraltro nessuno doveva sapere che lei fosse ospite da noi in modo che al suo ex non venisse in mente di venirla a cercare per continuare ad ossessionarla.
Tirai fuori dagli scaffali cibo, tazza e posate per fare colazione. Anna era seduta sul divano del salotto su cui dava la nostra cucina a vista. Aveva in mano una tazza e le gambe raccolte contro il petto. Indossava una t-shirt e un paio di mutande che si intravedevano fra le sue caviglie. Mi salutò e mi sorrise.
“Vi ho sentito ieri sera.” commentò di punto in bianco.
Io la guardai alzando un sopracciglio, non impiegai molto a capire a cosa si stesse riferendo. Ieri sera io e Chiara avevamo scopato. Avevamo cercato di fare piano sapendo di avere una ospite, ma Chiara negli orgasmi era sempre piuttosto rumorosa.
“Ah, scusaci.” risposi un po’ imbarazzato. Forse arrossii anche un po’.
“No, figurati. Anzi.”
Sorrise nel pronunciare quell’ultima parola. Io non riuscii a nascondere uno sguardo curioso che diede a lei la sfrontatezza di continuare.
“Mi ero alzata per andare in bagno. Sono passata davanti alla vostra porta socchiusa. Vi ho sentito. Ho sentito Chiara più che altro. Mi sono fermata. Non volevo disturbarvi, non volevo farmi sentire.”
Non sapevo perché mi stesse raccontando tutto quello. Ma continuò.
“Sono tornata a letto solo quando non ho più sentito rumori. E a quel punto ho sfruttato le sensazioni che mi aveva dato ascoltarvi per fare un po’ da sola. Ne avevo bisogno. Grazie.”
“Ah…” commentai non sapendo cosa dire.
“Da quando sono andata via da…” si rabbuiò nel ripensare al suo ex. “… non lo avevo ancora fatto. Mi ero come spenta. Ma ne avevo bisogno. Sentirvi mi ha risvegliato. È una cosa che mi manca. Direi l’unica che mi manca di lui.”
“Avevo capito che lui fosse un po’…” non sapevo perché Anna si fosse messa a confidarsi in quel modo con me. Era grande amica di Chiara, ma con me non aveva mai avuto molto a che fare. Io sapevo dai racconti di Chiara che il suo ex era stato anche violento a volte con lei, ma ebbi il pudore di non dirlo e mi interruppi.
“Sì. A volte sì.” rispose lei capendo a cosa mi riferivo. “Ma a volte mi piaceva. Me ne vergogno, ma a volte lo provocavo apposta. Era un rapporto un po’ malato. Meno male che ne sono uscita.”
“Era molto geloso, mi diceva Chiara.”
“In modo eccessivo. Mi bastava fargli solo intuire che avevo avuto dei contatti con qualcuno che impazziva. A volte lo facevo apposta.”
Non seppi che altro dire. Non volevo violare l’intimità e la fragilità di Anna. Aveva vissuto chiaramente un rapporto non sano, per colpa di lui, e aveva faticato ad uscirne.
Continuai la mia colazione. Ad un certo punto mi accorsi che Anna mi stava fissando. Feci finta di niente.
Sentii bussare insistentemente. Ero sotto la doccia.
“Posso entrare?” sentii la voce impaziente di Anna che evidentemente era appena rientrata dopo essere andata a fare la spesa.
“Sto facendo la doccia.” urlai chiudendo un attimo l’acqua. “Ho quasi finito.”
“Ti prego. Ho bisogno. Non ce la faccio più.” rispose lei e aprì leggermente la porta.
“Ma cosa devi fare?” chiesi scocciato.
“Devo fare la pipì… ti prego, la sto tenendo da troppo tempo.”
“Ah… ok… se proprio non resisti… entra.”
La nostra doccia aveva pareti di vetro trasparenti. Mi coprii la zona del pube con le mani mentre Anna entrava in bagno.
“Fai pure. Non ti guardo.” le dissi facendo cenno con la testa verso il water. Poi mi girai e riaccesi l’acqua. Sentii comunque il rumore dell’urinare di Anna e anche il suo sospiro di sollievo. Le davo la schiena. Mi domandai se lei mi stesse guardando il culo. Mi sentii osservato. L’ipotesi non mi dispiacque. Un po’ mi eccitai all’idea. Mi sembrò che ci impiegasse più del previsto.
“Grazie.” sentii la sua voce molto vicina a me. Era appena fuori dalla doccia. Istintivamente mi girai verso di lei. Per un attimo colsi il suo sguardo che scendeva, prima che riuscissi a coprirmi di nuovo con le mani. Di sicuro mi aveva visto il cazzo, forse aveva anche notato che non era del tutto a riposo.
Dopo che fu uscita mi tirai una sega. Mi piaceva Anna. Era una ragazza bella e sexy.
“Wow, Chiara, stai proprio bene.”
Come al solito la mia ragazza stava uscendo per andare al lavoro mentre noi rimanevamo a casa. Era vestita molto elegante, quasi sexy, almeno per me. Stivali, calze, gonna aderente sopra al ginocchio, camicia e giacca. Mi piaceva vederla uscire ben vestita. Mi si rizzava il cazzo quando si vestiva così. Compresa quella mattina. E anche Anna fece capire all’amica che approvava il suo look. Chiara la ringraziò, commentarono l’outfit e poi ci salutò entrambi con un bacio sulla guancia prima di uscire.
“Non ti dispiace che vada in giro così?” mi chiese Anna una volta che Chiara fu uscita.
“E perché dovrebbe? Era bellissima.”
“Appunto. Chissà in quanti colleghi la guarderanno… con desiderio.”
“Non è un problema. Buon per loro.”
“Non sei geloso?” mi chiese Anna stupita.
“Cosa vuol dire geloso? A lei ci tengo, ma non credo che come vada vestita cambia il rapporto fra noi. Se la guardano non è un problema, anzi sono fiero di avere una bella fidanzata.”
“E non temi che il sentirsi guardata e desiderata faccia venire anche a lei delle voglie che altrimenti non avrebbe?”
“Cioè, vuoi dire che se si accorge che piace agli uomini, e se ne accorge, le può venire voglia di tradirmi?”
“Più o meno.”
“Guarda. Se il sentirsi desiderata le fa venire voglie sessuali sono sicuro che il primo che ne beneficia sono io dato che sono quello con cui può togliersele più facilmente.”
“Magari ragionassero tutti come te… ma non hai il minimo timore che possa tradirti?”
“Allora. Ho timore che possa disinnamorarsi di me. Questo sì. Ma credo che me ne accorgerei pian piano e potrei provare a fare qualcosa. Se invece volesse tradirmi solo per fare sesso con qualcun altro… beh… non sarebbe un problema.”
“Come non sarebbe un problema?” Anna mi guardò quasi sconvolta da quella rivelazione.
“No… anzi lo troverei eccitante.”
Anna mi fissò quasi a bocca aperta.
“Sei ben strano…” commentò.
Stavo lavorando al computer quando percepii una presenza alle mie spalle. Mi girai. C’era Anna, appoggiata allo stipite della porta. Mi guardava e si mordeva un labbro.
“Che c’è?” chiesi domandandomi da quanto fosse lì.
“Niente. Ti guardavo lavorare. Non sapevo che fare.”
Aveva un atteggiamento strano. Le gambe erano incrociate e strette fra loro. Appena mi ero girato avevo avuto la sensazione che lei avesse appena tolto la mano da in mezzo alle gambe. Il viso era quello di una persona un po’ eccitata.
“Posso chiederti una cosa?” disse facendosi avanti.
“Dimmi.”
“Come fai a stare qui a lavorare davanti al computer da solo in casa e…? cioè voglio dire… non ti vede nessuno e potresti usare internet per… insomma ci siamo capiti.” accompagnò queste sue frasi con un gesto eloquente della mano, quello del farsi una sega.
Io feci una espressione stupita, incredulo che mi avesse fatto quella domanda.
“No, scusa. Non è una cosa che si chiede…” fece lei appena si rese conto di essere stata un po’ indiscreta. “Sarà che io in questi giorni… non riesco a fare altro… ho un bisogno continuo di masturbarmi… ero di là che mi toccavo… sono venuta a guardarti e mi stavo toccando e pensavo che al posto tuo invece di lavorare sarei andata su qualche sito porno e…”
“Eh, lo so, ma purtroppo devo lavorare…” dissi io cercando di togliermi dall’impaccio.
“Non puoi fare una pausa?” mi chiese a bruciapelo.
“Be’, una piccola pausa ogni tanto sì ma…”
Intanto Anna aveva perso ulteriormente le sue inibizioni e si era infilata una mano nei pantaloncini, stretta fra le cosce.
“Non mi basta la masturbazione…” disse quasi ansimando. “Non è che ti andrebbe di scoparmi?”
“Ma… non posso. Sto con Chiara, è tua amica!” risposi cercando di farla sentire in colpa per una richiesta del genere. Non che non ne fossi lusingato e non che non ne avrei anche avuto voglia, ma… non potevo.
“Ma tu hai detto che il tradimento sessuale non è importante… si può fare.”
“Io la penso così. Chiara no. Mi ammazza se mi scopre a farmi un’altra… anzi una sua amica… che ospitiamo a casa nostra, dai…”
“Lo so, lo so, scusa… è che non ce la faccio più… almeno… non so… masturbiamoci insieme…”
“No senti, scusa… ho da fare, non posso… non è il caso…” risposi nascondendo il mio dispiacere per dover rifiutare un qualcosa che mi stava eccitando molto. Vedere Anna così vogliosa era una tentazione fortissima, pensare anche solo di guardarla mentre si masturbava, farlo insieme a lei era decisamente intrigante. Ma dovevo essere forte e declinai l’invito, cercando di non farle vedere quanto mi fosse diventato duro.
“Ma lei non lo saprà mai.” provò a insistere ma io la gelai con uno sguardo.
Proseguii a lavorare, pur sentendo che lei di là in camera sua si stava masturbando e forse faceva apposta a farsi sentire.
Quella notte mi ritrovai a fare sesso con Chiara nel nostro letto e, a differenza delle altre volte, mi accorsi che non cercai di limitare i nostri rumori. Anzi cercai di far godere per bene Chiara in modo che facesse sentire il suo orgasmo.
Mi sentii una merda per questo atteggiamento. Era chiaro che mi piaceva l’idea di torturare in questo modo Anna. Un modo forse per punirla per come mi aveva tentato. O forse, inconsciamente, un modo per provocarla ancora di più.
Mi ritrovai particolarmente eccitato nello scopare la mia ragazza, ma, mi accorsi, non a causa sua ma perché i miei pensieri erano rivolti alla nostra ospite. La immaginavo fuori dalla nostra porta, intenta a toccarsi. Nella mia fantasia entrava in camera con noi e lo facevamo in tre.
Mentre cercavo di prendere sonno dopo il sesso pensai che forse mi ero fatto coinvolgere troppo e non sapevo come avrei potuto continuare quella convivenza con l’amica se i presupposti erano quelli. Come potevo resistere a quelle tentazioni che tanto mi piacevano?
Ero uscito per una commissione e quando rientrai Anna stava pulendo casa. Per sdebitarsi della nostra ospitalità e visto che non aveva ancora trovato un lavoro si occupava delle faccende casalinghe.
Mi affacciai in salotto dove sentivo che stava passando l’aspirapolvere, per farle sapere che ero rientrato. Rimasi a bocca aperta.
Anna spense l’aspirapolvere e mi guardò come niente fosse, ma la situazione non era normale. Il suo abbigliamento non era normale. Non era quello di chi sta pulendo casa. A meno di non trovarsi in un film pecoreccio o addirittura porno.
Ai piedi aveva scarpe col tacco, di certo non adatte all’attività che stava svolgendo. Poi indossava delle calze autoreggenti e un baby doll. E nient’altro.
“Che… che fai?” chiesi imbarazzato ed eccitato.
“Mi sono messa comoda…” disse lei scherzando e provocandomi. “Ti dispiace?”
“N.. no… però, ecco…” non sapevo che dire.
“È un modo per darmi piacere da sola… mi piace stare così… tanto tu sei fedele e non rischio che mi salti addosso… almeno gioco con le mie fantasie…”
“O… ok.” dissi e arretrai per cavarmi da quella situazione. Ero sicuro che non avrei potuto resistere a lungo di fronte ad una provocazione così esplicita.
Tornai a lavorare, ma la mia mente era concentrata sui rumori che venivano dalla casa. Sentivo Anna spolverare e la immaginavo chinata con il culo in bella vista. La mia mano si infilava spesso nei pantaloncini e mi ritrovai a masturbarmi di nascosto, sperando che lei non arrivasse e mi cogliesse sul fatto. O forse sperando che lo facesse.
Era un weekend e avevo cucinato per le due ragazze. Anna stava aiutando a sparecchiare mentre Chiara si era spostata sul divano, sazia e soddisfatta, e aveva annunciato che era in pieno abbiocco e forse si sarebbe addormentata.
La sua amica Anna la guardò sorridente e poi guardò me, con aria diabolica. Io vivevo sempre sul chi vive per le sue continue provocazioni. Anche quando era presente la mia ragazza mi lanciava occhiatine e aveva sempre atteggiamenti ammicanti.
In quell’occasione appena la mia ragazza chiuse effettivamente gli occhi, mezza distesa sul divano, Anna portò i piatti nel lavello, a fianco di dove io stavo sistemando alcune cose. Controllò che Chiara non stesse guardando e aderì al mio corpo per parlarmi nell’orecchio. Nel fare questo con una mano mi palpò anche una chiappa, facendomi sobbalzare.
“Senti, io non volevo arrivare a questo, ma se tu continui a non volermi scopare, almeno devi sapere cosa ti stai perdendo.” sibilò quasi minacciosa. “C’è una cosa che io potrei darti, anzi che vorrei darti, e che invece Chiara non ti dà.”
“Cioè?” finsi di non aver capito, non sapendo come replicare.
Lei prese la mia mano e la portò sulla sua chiappa.
“Come lo sai?” le chiesi.
“Siamo amiche. Parliamo.” rispose lei con tutta la naturalezza.
La mia ragazza infatti non ne voleva sapere di concedermi un rapporto anale, nonostante fosse la mia più grande passione. Anna lo sapeva ed era arrivata a giocare quella carta, quella a cui non potevo resistere. E per farlo era disposta a tradire l’amica sfruttando una confidenza ricevuta pur di scoparsi il suo ragazzo. Questa sua voglia, questa sua insistenza erano un ulteriore afrodisiaco. Avevo una voglia matta di scopare quella ragazza. Con quella promessa, poi, ancora più di prima.
“Lo facevo sempre col mio ragazzo. Mi piace un sacco. Speravo di fartelo scoprire facendolo ma non mi lasci scelta. E adesso so che finalmente cederai.”
Mi guardò con l’aria di chi ha ottenuto ciò che voleva. Si staccò da me dandomi una palpata al cazzo duro sotto i pantaloni. Subito dopo controllammo entrambi che la mia ragazza stesse ancora sonnecchiando.
“Sei una stronza. Fare questo alla tua amica.”
“E tu sei uno stronzo. Fare questo alla tua ragazza.”
“Mi hai provocato. Giorni e giorni. Come cazzo facevo?”
“Facevi facendoti un po’ più di seghe durante il giorno.”
“Sarebbe stato peggio.”
“Perché?”
“Perché le mie seghe sarebbero state tutte concentrate su una unica cosa… e alla fine sarei comunque arrivato a questo punto.”
“È quello che è successo a me?”
“Cioè?”
“Cioè mi sono masturbata per giorni pensando a questo.”
“E proprio col ragazzo della tua amica dovevi farlo?”
“Sì.”
“Perché?”
“Perché sei un bravo ragazzo.”
“E allora?”
“E allora dopo aver tentato invano di far diventare bravo un cattivo ragazzo avevo bisogno di riuscire nel contrario. Mi serve un cattivo ragazzo per fare le cose che mi piacciono, ma deve essere un bravo ragazzo, altrimenti non funziona.”
“Non credo di essere un bravo ragazzo.”
“Perché?”
“Perché un bravo ragazzo non tradisce la sua ragazza con l’amica ospite in casa.”
“Hai ragione.”
“E quindi?”
“Quindi continua. Dimmi che non sei un bravo ragazzo. Mi eccita. E non smettere di incularmi.”
“Che troia che sei…”
“Sì, dimmi anche questo…”
“Merda…”
“Che c’è?”
“Niente, è che non so come ne verremo fuori da questa cosa.”
“Quale cosa?”
“Che io e te scopiamo. Che tu vivi con noi e che io tradisco la mia ragazza con te. Che tu mi dai il culo tutti i giorni e io non penso ad altro.”
“Non lo so.”
“Cosa?”
“Come ne verremo fuori. L’importante è che tu non venga fuori, adesso.”
“Dio, che troia…” conclusi disperato ed estasiato.