Semplicemente

Provocazioni di coppia.

La mia ragazza si avvicinò ondeggiando sensuale. Aveva un bicchiere in mano. Si capiva che ne aveva già bevuti diversi. Era brilla, ma non capivo quanto lo fosse veramente e quanto si divertisse ad accentuarlo come faceva a volte. Come faceva quando voleva fare qualche pazzia e voleva giustificarla ai miei e ai suoi occhi come frutto dell’ubriachezza.

“Tu non sei geloso, vero?” mi domandò parlandomi nell’orecchio ma usando comunque un tono di voce alto, per sovrastare la musica della festa.

Io scossi la testa, dandole ragione ma non sapendo a cosa si riferiva. Era vero, non ero geloso, anzi le mie fantasie erotiche principali prevedevano spesso di immaginarmela insieme ad un altro. Sentirla così, alticcia ed eccitata, fare riferimento alle mie fantasie mi incuriosì enormemente.

“Hai visto il tipo con cui ballavo, prima?”

Scossi nuovamente la testa. L’avevo osservata in mezzo agli invitati alla festa, mentre ballava, ma non avevo notato chi avesse intorno a lei. Mi ero concentrato solo su di lei, su quanto fosse bella e sexy.

“È un tipo molto carino… tu non sei geloso, vero?” mi chiese di nuovo.

Al mio no mi guardò dal basso all’alto con uno sguardo malizioso accentuato dal suo stato di non perfetta lucidità. Sorrise diabolicamente. Mi porse in mano il suo bicchiere e poi tornò sculettando in mezzo alla pista da ballo. Tra amici, conoscenti e sconosciuti che frequentavano quella festa di matrimonio.

Era bellissima ed era sensualissima nel suo muoversi a ritmo di musica. Osservai davanti a chi si fosse messa. Un ragazzo che non conoscevo. Ballavano in modo allusivo. Lei lo provocava, lui sembrava rispondere alle provocazioni.

Il DJ passò diversi brani che fecero scatenare la gente in pista. Sposi compresi. Io venni raggiunto da una coppia di amici, anche loro ai margini della zona da ballo. Ci allontanammo un po’ per chiacchierare più facilmente.

“Dov’è Sara?” mi chiese l’amica riferendosi alla mia ragazza.

“Mah… era lì in mezzo che ballava.” dissi indicando il centro della pista da ballo e alzando il collo per cercare di individuarla.

Anche lei guardò nella stessa direzione ma non la vedemmo. La cercammo qualche minuto.

“Sarà andata in bagno… non lo so.” commentai dopo un po’ ostentando tranquillità.

Ma istintivamente sentii qualcosa allo stomaco. Un blocco. Una paura che si insinuava. Un sentimento di gelosia, quella che pensavo di non avere.

Dove era finita? Perché non era più tra la gente che ballava? E perché non vedevo neanche quel ragazzo con cui lo stava facendo? Possibile che quelle sue allusioni contenessero una vera intenzione? O forse era veramente così ubriaca come sembrava e non rispondeva più delle sue azioni? Si era appartata con lui? Poteva aver fatto una cosa del genere? Non si era mai spinta così in avanti nelle provocazioni erotiche fra noi. Poteva averlo fatto in quella situazione piena di conoscenti e amici? Quest’ultima ipotesi quasi mi faceva rabbia. Mi eccitava l’idea che lei flirtasse con un altro e anche che si spingesse oltre, ma non doveva farlo quando qualcuno che ci conosceva poteva accorgersene e capirlo.

Salutai i miei amici e cominciai a cercarla nervosamente. Mi allontanai dalla folla, andai nei posti bui e nascosti. Passai anche dai bagni, inutilmente. Non la trovai. Mi stavo innervosendo. Dove era finita? E perché non incrociai neanche lui.

Mi imbattei in un altro mio amico che molto giovialmente mi fermò impegnandomi in una conversazione scherzosa. Simulai bene la mia partecipazione alle sue battute ma dentro di me pensavo alla mia ragazza. Cosa stava facendo in quel momento? Dove era finita?

Non so bene quanto fosse passato da quando l’avevo persa di vista. Forse un quarto d’ora. Forse anche meno. Poi improvvisamente la vidi sbucare dalla piccola folla e venire verso di me, fissandomi con uno sguardo malizioso.

“Do… dove eri finita?” balbettai quando fu a un metro da me. Mi guardava con quell’aria che di solito aveva solo quando voleva fare sesso.

Non mi risposi ma si avvicinò a me. Mi mise una mano dietro la nuca e portò le nostre labbra a sfiorarsi.

“Non sei geloso, vero?” mi chiese di nuovo senza darmi il tempo di rispondere.

Mi baciò appassionatamente e voluttuosamente. Le nostre lingue si intrecciarono e lottarono fra loro. Le labbra cercavano di mangiarsi a vicenda. A metà del bacio abbassò una mano e mi tastò la patta da sopra i pantaloni. Mi trovò quasi del tutto duro.

“Vedo che hai capito. E che ti piace. Forse hai sentito uno strano gusto nella mia bocca?” mi domandò allusiva al massimo.

La sua bocca sapeva di alcool. Era chiaro che avesse bevuto. Fingeva di essere più ubriaca di quello che era ma di sicuro non era sobria. Però avevo sentito effettivamente anche un altro sapore. Un sapore strano. Insolito. No, forse non del tutto insolito. Era simile a qualcosa. Era un po’ come quando la baciavo… dopo che mi aveva fatto un pompino.

“Co… cosa hai fatto?” domandai spaventato.

“Sono andata dietro la villa…” disse girando il capo e facendo un cenno verso quella direzione.

“Con chi?”

“Con quel tipo.”

Mi diede una stretta al cazzo attraverso pantaloni e mutande. Nello stesso istante ci guardammo negli occhi in modo intenso mentre lei mi dava una leccata che partiva dal mento e finiva al naso.

“Da… davvero?” riuscii solo a chiedere mentre dentro di me gelosia, eccitazione, rabbia, incredulità e perversione si avviluppavano tra loro in una esplosione di emozioni.

Non mi rispose. Percepii soltanto una leggera increspatura della sua espressione. Pareva divertita, soddisfatta, porca e compiaciuta.

Io strinsi le labbra e chiusi gli occhi. Tirai gli addominali e mi piegai leggermente in avanti. Tentai di resistere, inutilmente. Il mio cazzo stava eruttando sborra. L’orgasmo spinto più dalla mente più che dal contatto fisico attraverso la stoffa dei vestiti era arrivato inevitabile.

Lei capì e ridacchiò divertita. Poi si allontanò allegra e sculettante tornando in mezzo alla gente che ballava. Si girò alcune volte verso di me, sorridendomi soddisfatta e maliziosa. Io controllai che la mia eiaculazione non avesse fatto danni fino alla superficie esterna dei pantaloni. Poi diedi un lungo sorso al bicchiere che avevo appoggiato vicino a me. Per darmi coraggio perché ero sicuro che quella sera non fosse finita lì.

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