Gol

Un gioco alcolico tra amici porta a rivelazioni inaspettate

Giulia ogni tanto era un po’ svanita. A volte non rifletteva molto prima di parlare e poi se ne pentiva. Erano tratti del suo carattere e mi piacevano come tutti gli altri.

Quella sera eravamo come capitava spesso in compagnia dei nostri amici, nel nostro pub preferito. Si parlava e si rideva e si beveva. Giulia aveva bevuto forse un po’ più del solito.

Era partita una sorta di gioco alcolico che facevamo ogni tanto. Qualcuno diceva qualcosa di insolito che non tutti potevano aver fatto ma chi invece aveva compiuto quella cosa doveva dare un sorso al suo boccale di birra. Per fortuna solo birra altrimenti saremmo finiti stesi tutti dopo un po’. Quella sera stavano giocando solo le ragazze, sedute al tavolo. Noi ragazzi eravamo attorno, in piedi, anche noi con la birra in mano ma non sottoposti alle regole del gioco.

Era il turno di Cristina nel provare a descrivere una situazione che poche avevano fatto per vedere chi era l’ultima che continuava a bere. Funzionava così: si descriveva una situazione e poi man mano si aggiungevano dettagli e particolari che potevano escludere o no le partecipanti. Una sorta di “indovina chi?” sulle esperienze. Ed essendo tutti un po’ brilli le esperienze riguardavano spesso qualcosa di sessuale.

“Allora…” annunciò Cristina. “Bevete se… avete mai fatto un pompino in un bagno pubblico!”

Risate e applausi accompagnarono l’alzarsi dei boccali da parte di alcune ragazze. Qualcuna sembrò esitare prima di bere o prima di non bere. Giulia bevve.

“Bevete se…” continuò Cristina, “…era il bagno di un locale dove eravate insieme ad amici.”

Ribevvero quasi tutte quelle del primo giro, Giulia compresa.

“Bevete se… lo avete fatto in questo pub!”

Qualcuno urlò e batté sul tavolo divertito dalla piega che stava prendendo il gioco. Questa ultima condizione posta da Cristina eliminò quasi tutte le ragazze. Ne restarono due che diedero un sorso dopo una leggera esitazione. Giulia era fra queste. Io cominciai ad innervosirmi. Notai che qualche mio amico mi guardò sorridente come per complimentarsi, così come fece nei confronti di Mario, il ragazzo di Licia, l’altra ragazza che aveva continuato a bere.

“Bevete se… oltre al pompino avete fatto anche tutto il resto!”

Scoppiarono risate, applausi e grida. Le due ragazze si guardarono fra loro con aria di sfida, con la mano che stringeva il bicchiere. Se non avessero bevuto a vincere il gioco sarebbe stata Cristina, altrimenti una di loro due o entrambe. Ci fu un momento di suspence. Molti di noi, me compreso, erano sicuri che nessuna delle due avrebbe “alzato il gomito”. Invece no. Sepolta da un boato la mia ragazza Giulia sollevò trionfante il boccale di birra e diede un lungo sorso fino a svuotarlo. Aveva vinto.

I miei amici festeggiarono anche me. Pacche sulle spalle e commenti tipo “vai, bomber!”. Io abbozzai una reazione di modestia, non volevo fare quello che se la tirava.

Chiaramente quando qualcuno vinceva quel gioco la curiosità di tutti rimaneva alta e uno non poteva cavarsela così. Tempestarono di domande Giulia che, un po’ per il suo carattere e un po’ perché non era del tutto lucida, non si fece molti problemi nel raccontare l’episodio.

“Eravamo qui… c’eravamo tutti… era l’estate scorsa, c’era una partita dell’Italia… sapete che io mi annoio durante le partite, allora ho guardato Dario con il mio modo seduttivo, lui ha capito e siamo andati nei bagni…”

Molti si girarono verso di me. Io sorrisi alzando le spalle. Qualcuno commentò che non poteva credere che io avessi abbandonato la visione della partita. Un altro sottolineò che un pompino veniva prima di tutto. Nacque uno scambio di battute. Ipotizzarono che se fosse stata la finale non mi sarei mosso, secondo altri invece un pompino era comunque meglio di un gol in finale dei mondiali. Ma in realtà fu una opinione minoritaria. Vinse il partito del: la partita prima di tutto, prima anche di un pompino della tua ragazza, forse anche prima di una scopata.

Tutta quella conversazione tra maschi aveva interrotto il racconto di Giulia che in realtà lo aveva continuato su sollecitazione di qualche amica, più interessata a quello che a diatribe maschili sulle priorità dei piaceri. Quando noi maschi ci zittimmo lei stava continuando.

“No, gli ho fatto solo un pompino, poi siamo tornati qui a guardare la partita.”

“Allora hai mentito!” venne accusata da Cristina.

“No. No. Non ho mentito. Siamo tornati qui e la partita è continuata. Ma io mi annoiavo ancora e allora lanciavo altri sguardi allusivi a Dario. Lui non voleva cogliere, voleva restare a guardare la partita, ma poi ha capito che gli promettevo molto di più e allora mi ha seguito… e abbiamo scopato.”

Urla e applausi. Io ero diventato l’eroe dei miei amici. Qualcuno, per finta e per scherzava, espresse il suo disprezzo nei miei confronti: avevo tradito il calcio, la nazionale, solo per un po’ di fica. Venne sepolto dagli improperi degli altri.

La serata continuò. Io e Giulia eravamo diventati i protagonisti. Qualcuno ci invitò ad andare nei bagni, se volevamo. Gran parte delle battute e degli scherzi proseguirono su quel tema.

Poi si fece tardi, pian piano tutti se ne andarono e anche noi prendemmo l’auto verso casa.

Guidavo mentre Giulia era sprofondata sul suo sedile. Era piuttosto brilla.

“Te la sei presa che ho raccontato quella cosa?” mi chiese con voce impastata, vedendomi un po’ rabbuiato.

“No, non me la sono presa… solo non capisco perché ti sei inventata tutto.” risposi seccamente.

“Inventata? Come inventata? Non mi sono inventata niente.”

“Ah sì? Allora con chi sei andata nel bagno del pub a succhiarglielo e a scopartelo?” la guardai severo.

“Ma con te… ovvio.”

“E quando sarebbe successo?”

“L’estate scorsa. C’era la partita. Adesso non ricordo che partita fosse, sai che io su queste cose… Come fai a non ricordartelo?” Giulia si era tirata su, sembrava anche aver riacquistato lucidità, probabilmente era meno brilla di quel che voleva far vedere.

“Non me lo ricordo semplicemente perché non è mai avvenuto. Te lo sarai sognata. Non abbiamo mai fatto nulla in quei bagni, tanto meno scopato.”

“Ma si dai! Era quella volta che…” Giulia improvvisamente si bloccò, mi fissò per un attimo terrorizzata e poi distolse lo sguardo guardando fuori dal finestrino.

“Allora? Quale volta?” domandai irritato.

Lei si mise a ridere. Una risata forzata, una risata falsa.

“Dai, hai ragione. Ho inventato tutto. Era per ridere. Volevo fare la splendida davanti ai nostri amici. Non ti dispiace, no? In fondo nei sei uscito da grand’uomo anche tu con i tuoi amici.”

“Uhm… sì, sì.” risposi non troppo convinto.

Proseguimmo il viaggio in silenzio. Arrivammo a casa e ci preparammo per andare a letto.

Avevamo da poco spento la luce. Io ero ancora totalmente sveglio. Ero nervoso. Mi presi in mano il cazzo per cercare sollievo. Avevo il cazzo duro e voglioso. Mi girai scivolando sul corpo di Giulia che era stesa a pancia in giù. Dormivamo nudi. Le feci sentire il cazzo duro contro il culo.

“Con chi cazzo eri nel bagno del pub?” le domandai con voce sibilante nell’orecchio.

“Ho inventato tutto, te l’ho detto.” rispose lei spaventata.

“Dimmi a chi cazzo l’hai succhiato quella sera… e da chi ti sei fatta scopare.” dire questa frase mi fece sentire male, mi fece crescere una rabbia che volevo sfogare tutta attraverso il mio cazzo.

“Con nessuno…” disse con poca convinzione.

Mi sistemai meglio. Infilai il cazzo fra le sue chiappe.

“Dimmi con chi mi hai tradito o ti inculo.”

“No…” sospirò Giulia. “Inculami.”

“Cazzo!” pensai ad alta voce. Volevo incularla, ma volevo anche sapere. Anzi a quel punto forse volevo più sapere che scoparla. O forse no. Sentii che lei si apriva, che non opponeva resistenza. Sperava veramente che concedendomi il culo se la sarebbe cavata, che avrei lasciato perdere quella storia.

“Dimmelo, troia. Dimmelo.” le grugnivo nell’orecchio mentre con pochissima delicatezza spingevo il mio cazzo dentro e fuori dal suo culo.

Giulia stava godendo. Le stava piacendo, come sempre. Non so se fu per questo, se fu per correttezza, se fu perché era ancora ubriaca, ma alla fine fece un nome.

“Mario.”

Mi bloccai, con il cazzo ancora dentro di lei. Stavo per venire. Ripensai a poche ore prima. Alle espressioni che avevo visto fare al mio amico. Lui sapeva che la storia che raccontava Giulia non era con me protagonista, ma con lui. Ovviamente non aveva detto niente, anche perché lì c’era anche la sua ragazza.

Sfogai tutta la mia frustrazione su Giulia, sborrandole in culo.

“Te la sei presa?” mi disse lei dopo alcuni minuti mentre mi coccolava cercando perdono.

“Sì. Certo.”

“Non è stata una cosa importante. Ti giuro che sul momento neanche mi ricordavo che non l’avevo fatto con te, tanto non era importante.”

“Sei una troia.”

“Sì. Hai ragione. Sono una troia. Ma a te piaccio anche così, no?”

“Sei una troia.” le risposi per non ammettere che aveva ragione.

“Dai, è tutto a posto. È una cosa passata. Non c’è niente fra me e Mario. Io sono una troia, ma sono la tua troia. Non lo farò più. Anzi non l’ho più fatto. È stata una cosa di una volta sola.”

“Non è tutto a posto.” dissi freddo.

“Non dire così. Ti amo.”

“Non è questo.”

“E cosa allora?”

“Il problema è che Mario sa che quello che hai raccontato è successo con lui e non con me. E sa che anche io so che quello che hai raccontato non è successo con me ma con qualcun altro.”

“Ok. E allora?” mi chiese Giulia guardandomi con aria confusa.

“E allora se io non ho detto niente, se non faccio niente, sa che io sono un… cornuto… che accetta di esserlo.” fu strano pronunciare quella parola.

“E che problema c’è?”

“Come che problema c’è? C’è che apparirò come cornuto davanti ai miei amici!”

“E che te frega. Quel che conta è quanto vale per te essere… cornuto.”

La guardai non sapendo cosa dire.

“Ti dispiace molto che ti ho reso cornuto?” mi domandò con tono affettuoso.

“Ehm… in realtà no… un po’ mi eccita.” risposi sottostimando quanto mi eccitasse in realtà la cosa. Lei comunque lo notò vedendo quanto si era di nuovo indurito il mio cazzo.

“Ti piace che sono un po’ troia?”

“Un po’?”

“Un po’… tanto…” mi disse prima di prendere in bocca il mio cazzo per un lungo e appassionato pompino che si concluse con ingoio da parte sua e con una promessa che il prossimo me l’avrebbe fatto nel bagno del pub.

E ci tornammo in quel pub, come sempre, con gli amici di sempre.

C’era anche Mario, ovviamente. Ci guardammo negli occhi. Non ci dicemmo niente. Ma lui capì. Capì che sapevo, che sapevo che lei era stata con lui. E capì che lo accettavo. Notai che lui guardò Giulia, ricambiato da lei. Poi mi fissò a me negli occhi. Ed io lo stessi feci con Giulia. E di nuovo con lui. E di nuovo fra loro.

Un lungo dialogo silenzioso in cui tutti sapevano tutto e tutti intuivano i pensieri degli altri.

Poi Giulia si alzò, per andare in bagno. Guardò me, guardò lui. Io annuii impercettibilmente per tutti tranne che per loro due. Mario si alzò pochi istanti dopo.

I nostri amici ridevano e scherzavano. Nessuno fece caso a Giulia che non c’era e a Mario che se ne era andato poco dopo di lei. Neanche Licia, la ragazza di Mario, impegnata com’era a chiacchierare con le altre amiche.

Nessuno fece caso a me che uscii dal pub per accendermi nervosamente una sigaretta. Avevo il cazzo duro a pensare che in quello stesso istante la mia ragazza era inginocchiata nel cesso del locale e aveva davanti agli occhi il cazzo di un nostro amico. Pensai a come lei faceva i pompini, all’impegno e al gusto che ci metteva. Pensai che ero fiero che Mario avrebbe pensato che la mia ragazza fosse una gran pompinara. Mi misi una mano in tasca per toccarmi il cazzo mentre immaginavo che lui non si sarebbe accontentato di un pompino e forse la stava facendo rialzare, le faceva mettere un piede sopra al cesso e le mani appoggiate al muro, per prenderla da dietro.

Mi finii la sigaretta, poi tornai dentro. C’era confusione nel pub. Tanta gente. Non tanta quanto per quella partita.

Me la ricordo quella partita. Tutti se la ricordano. Ai supplementari, con la Germania. Abbiamo goduto. Tutti.

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