E’ tornata più aperta
“ciao, dove siete?” chiamavo dall’ufficio la mia ragazza, in vacanza in grecia con una amica.
“ciao, dove siete?” chiamavo dall’ufficio la mia ragazza, in vacanza in grecia con una amica.
“oggi interroga, sicuro.” mi disse paola senza esitazioni. pochi giorni al termine del quinto anno e nessuna voglia di entrare nell’edificio.eravamo seduti dentro un bar quasi di fronte alla scuola, dall’altra parte del canale. se vi eravamo entrati entrambi significava che l’idea era balenata in modo indipendente sia a me che a lei.ci guardammo di sottecchi. per un attimo mi persi in quel viso dolce, in quelle labbra desiderabili e in quegli occhi profondi. “facciamo manca?” mi chiese lei.non ci pensai a lungo. annui. afferrai lo zaino e mi fiondai alla porta furtivo. uno sguardo in entrambe le direzioni e poi una piccola corsa fino ad una stretta calle che ci permetteva di allontanarci dal liceo.
I – lui ci eravamo conosciuti tramite internet. aveva messo un annuncio un po’ particolare su un sito. io avevo risposto e, dopo un periodo di conoscenza telematica, aveva scelto me fra alcuni pretendenti e ci eravamo incontrati per verificare se le affinità esistevano anche dal vivo. aveva messo in chiaro che sarebbe stato solo
I – lei lo avevo saputo per vie traverse. un mio ex si stava sposando. non era un ex qualunque. non era uno dei tanti. era l’unico che non avevo lasciato io ma da cui ero stata lasciata. era l’unico per cui ero stata così male alla sua perdita. non ultimo delle cause dell mia
I – lei trovai un lavoro estivo come cameriera presso un ristorante-disco-pub della zona. fu uno dei primissimi giorni di lavoro quando, al termine della serata, con la sala ormai vuota e noi che mettevamo le cose in ordine, mi si presentò. si chiamava momodou, era un ragazzo di colore, alto e imponente. faceva il
I – lei domenica mattina. colazione al bar col mio fidanzato. ci stiamo gustando cornetti alla crema e cappuccino quando lo vedo. uno dei miei amanti. faccio finta di niente. il mio fidanzato non sa nulla e non lo conosce. anche lui mi ha visto. si è seduto ad un tavolino ed ogni tanto mi
I – lui erano passati pochi giorni dal momento in cui, secondo la legge, mi era consentito prendere in mano e sfogliare quelle pagine. ero nell’angolo della libreria riservato a fumetti e libri per adulti e avevo preso in mano un volume del disegnatore serpieri. un album sottile, dalla copertina rossa, con una grossa X
I – lui rientro in casa tardi. getto la valigietta nel corridoio. vado in cucina, da dove proviene la luce intermittente e il rumore della tv accesa. la nostra babysitter è in ginocchio sulla sedia, con gli avambracci appoggiati al piano del tavolo. entrando ne ammiro il fondoschiena coperto solo da un paio di pantaloncini
I – lei “scommettiamo?” “come sarebbe a dire scommettiamo?” “tu fa in modo di lasciarmi una sera da solo in casa con il tuo ragazzo. io faccio in modo di farti avere una prova di quello che riesco a fargli fare.” “guarda che non è gay, come te lo devo dire?” “ah, se fosse per
I – lui tintinnare di bicchieri, gente che urla “bacio! bacio”, altri “viva gli sposi!”, e l’attenzione di tutti si sposta verso il tavolo al centro della sala. io, invece, è dall’inizio della cerimonia che sono rapito da due delle tante femmine in età da marito. non conosco quasi nessuno in questo matrimonio, a parte